La violenza domestica è un dramma oggi amplificato dalle restrizioni imposte dalla pandemia. I lunghi periodi costretti in casa purtroppo contribuiscono ad acuire questo fenomeno o, quantomeno, mettono ancora più a rischio le donne vittime di atti e comportamenti violenti tra le mura domestiche.
Per aiutare queste donne in questo particolare momento, l’associazione Canadian Women’s Foundation ha lanciato il ‘Signal for Help’: pollice della mano piegato, quattro dita in alto e poi chiuse a pugno, un gesto che vale come urgente richiesta d’aiuto e che tutti dobbiamo saper riconoscere e replicare se, drammaticamente, ce ne fosse bisogno, in una conversazione su zoom, aprendo la porta di casa magari per ricevere un pacco. Il Signal for Help dell’associazione Canadian Women’s Foundation è stato lanciato nell’aprile 2020, in piena pandemia, e sta diventando piano piano popolare in tutto il mondo.

Come combattere la violenza
Il segnale rappresenta un modo silenzioso per lanciare l’allarme di essere vittima di violenze domestiche, una realtà tragica resa ancora più pesante in quest’anno di emergenza sanitaria, e con i lockdown. Un modo efficace e “silenzioso” per segnalare il pericolo in corso e avvisare l’interlocutore che, a sua volta, dovrà rivolgersi al numero anti-violenza 1522, gratuito e da rete fissa o mobile.
I dati sulla violenza domestica
Sono 14 le donne morte di femminicidio dall’inizio del 2021, un numero al quale si aggiungono tutti i casi di persone vittime di abusi domestici: dalle violenze fisiche a quelle verbali, donne dominate con violenze psicologiche tra le mura di casa, bloccate dalla paura di essere scoperte nella richiesta di aiuto. I dati Istat aggiornati fotografano una situazione sempre più preoccupante: il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni, pari a 6 milioni 788 mila, ha subìto nel corso della propria vita forme di violenza fisiche o sessuali. Il 20,2%, 4 milioni 353 mila, ha subìto violenze fisiche; il 21%, 4 milioni 520 mila, violenze sessuali; il 5,4%, 1 milione 157 mila, le forme più gravi come lo stupro, 652 mila, e il tentato stupro, 746 mila.

Ha subìto violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner il 13,6% delle donne, 2 milioni 800 mila, in particolare il 5,2%, 855 mila, da partner attuale e il 18,9%, 2 milioni 44 mila, dall’ex partner. La maggior parte delle donne che avevano un partner violento in passato lo hanno lasciato proprio a causa delle violenze subite (68,6%). In particolare, per il 41,7% è stata la causa principale per interrompere la relazione, per il 26,8% è stato un elemento importante della decisione.
Il 24,7% delle donne ha subìto almeno una violenza fisica o sessuale da parte di uomini non partner: il 13,2% da estranei e il 13% da persone conosciute. In particolare, il 6,3% da conoscenti, il 3% da amici, il 2,6% da parenti e il 2,5% da colleghi di lavoro.
Le donne subiscono minacce (12,3%), sono spintonate o strattonate (11,5%), sono oggetto di schiaffi, calci, pugni e morsi (7,3%). Altre volte sono colpite con oggetti (6,1%). Meno frequenti le forme più gravi come il tentato strangolamento, l’ustione, il soffocamento e la minaccia o l’uso di armi. Tra le donne che hanno subìto violenze sessuali, le più diffuse sono le molestie fisiche, cioè l’essere toccate o abbracciate o baciate contro la propria volontà (15,6%), i rapporti indesiderati vissuti come violenze (4,7%), gli stupri (3%) e i tentati stupri (3,5%).
Signal For Help, lo stop alla violenza
Durante la pandemia è diventato sempre più difficile trovare il coraggio di spezzare il circuito violento e i rischi sono decisamente aumentati. E’ nata da qui l’idea di un gesto semplice e muto, un segnale convenuto da poter fare durante quella che magari è una videochiamata ad un familiare, ad un conoscente e che così può trasformarsi in salvezza.
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Eva Franceschini
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