favorite
Tags
Sfondo foto creata da vladimircech - it.freepik.com

Vaiolo delle scimmie, 3 regole per evitare il contagio

Condividi

Il gruppo di studio per il contrasto alla diffusione del vaiolo delle scimmie sostiene che la prima regola è l’igiene

Costituito un gruppo di studio per caratterizzare il virus e predisporre risposte terapeutiche tempestive

Vaiolo delle scimmie, cos’è? Si tratta di un’infezione che viene trasmessa dagli animali all’uomo, causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo, ma che è caratterizzata da una minore trasmissibilità e gravità della malattia.

Al momento sono segnalati più di 200 casi umani di vaiolo delle scimmie in vari paesi del mondo, con in testa Spagna, Portogallo e Regno Unito, acquisiti per trasmissione interumana. Non è noto come si sia verificato il primo contagio da animale a uomo che poi è stato introdotto in Europa, innescando l’epidemia in corso.

Vaiolo delle scimmie, come avviene il contagio

Il rapido accumularsi di segnalazioni di casi sospetti e/o confermati in Italia, indica che anche il nostro paese è interessato dalla diffusione di questo virus, che finora solo eccezionalmente si era diffuso da uomo a uomo. Questa eccezionalità richiede l’instaurazione di un attento monitoraggio della situazione, e una pronta segnalazione di eventuali casi sospetti al proprio medico di famiglia all’insorgere dei primi sintomi.

I casi sospetti o confermati devono rimanere in isolamento fino alla completa risoluzione della sintomatologia sistemica e cutanea. Devono anche astenersi dalle donazioni di sangue, ed evitare contatti con persone fragili, che possono andare incontro a forme gravi. Il ceppo virale coinvolto sembra essere quello più benigno, dell’Africa Occidentale.

Come noto, il virus relativo al vaiolo scimmie può essere trasmesso da uomo a uomo per contatto con cute infetta e i fluidi contaminati, attraverso esposizione prolungata ad aerosol respiratorio, o attraverso contatto con oggetti o biancheria contaminati. Il periodo di incubazione è generalmente compreso tra 6 e 13 giorni, ma può variare da 5 a 21 giorni.

Vaiolo delle scimmie, virus trasmesso da animale a uomo

Sintomi del vaiolo delle scimmie

Oltre alla tipica eruzione cutanea, che può interessare varie parti del corpo, i sintomi del vaiolo delle scimmie includono mal di testa, febbre, brividi, mal di gola, malessere, astenia, mialgia, mal di schiena e linfoadenopatia.

I laboratori di microbiologia italiani si sono rapidamente attrezzati per una pronta diagnosi, che va fatta tenendo presente la differenziazione da altre infezioni che presentano sintomi simili, in particolare le eruzioni cutanee causate dagli herpesvirus o quelle provocate da infezioni batteriche. Sono queste le prime indicazioni che AMCLIAssociazione Italiana Microbiologi Clinici Italiani – formula davanti al diffondersi dei primi casi in Italia.

“Il crescere delle segnalazioni di nuovi casi non deve essere interpretato come un segno allarmante della capacità diffusiva del virus, bensì come l’efficienza del sistema di monitoraggio e prevenzione presente nelle strutture sanitarie territoriali; un positivo retaggio dell’esperienza tratta dalla pandemia che stiamo ancora vivendo” commenta Pierangelo Clerici, Direttore U.O. Microbiologia A.S.S.T Ovest Milanese.

Vaiolo delle scimmie, Paolo Clerici e l’importanza del monitoraggio

Il vaiolo delle scimmie può comportare infezioni umane accidentali, che di solito si verificano sporadicamente nelle parti boscose dell’Africa centrale e occidentale. Fattori di rischio finora riconosciuto sono il contatto con animali vivi e morti e la caccia, e il consumo di selvaggina, ma anche con animali da compagnia importati dall’Africa. In passato i casi rilevati al di fuori dell’Africa sono stati sempre riconducibili ad esposizione ad animali infetti. Animali che possono essere scimmie, ma che nella maggior parte dei casi sono roditori.

Storicamente, la vaccinazione contro il vaiolo ha dimostrato di essere protettiva contro questo virus; l’OMS stima il grado di protezione intorno all’85%. In Italia, la vaccinazione antivaiolosa universale è stata interrotta all’inizio degli anni 80. Pertanto, si stima che la fascia di popolazione sopra i 50 anni sia protetta. Al momento vi sono due vaccini, migliorati rispetto a quello somministrato fino agli anni 80 basato su virus vaccini a vivo, e un farmaco di recente approvazione anche in Europa, ma le scorte sono limitate.

Leggi anche il nostro articolo ‘Melanoma e abbronzatura, come prendere il sole in sicurezza’

Ufficio Stampa AMCLI

Fonte immagini: Freepik

©2022 – Radio Salute®