Il professor Domenico Crisarà, Presidente dell’Ordine dei Medici di Padova, fa appello a ragione e buon senso nell’affrontare il tema
Le manifestazioni contro il green pass e il vaccino anti-Covid 19 sono all’ordine del giorno, così come il timore rispetto ai possibili effetti di questa vaccinazione. Ma i dati parlano chiaro: l’80% delle persone ricoverate in terapia intensiva non sono vaccinate, e la il vaccino riduce del 70% il rischio di ospedalizzazione.
A chiarire il significato della campagna vaccinale contro il Covid-19 è Domenico Crisarà, Presidente dell’Ordine dei Medici di Padova, che ha spiegato ai nostri microfoni perché è fondamentale collaborare con le autorità sanitarie
Il vaccino in numeri
Da inizio anno, in tutto il mondo sono state somministrate oltre 6 miliardi di dosi di vaccini contro il coronavirus, con oltre 2,5 miliardi di persone che hanno completato il proprio ciclo vaccinale. La stragrande maggioranza di questi individui non si ammalerà di Covid-19, e la piccola parte di loro che svilupperà un’infezione post-vaccino non avrà sintomi e manterrà un rischio molto basso di sviluppare forme gravi della malattia.

Come tutte le altre terapie vaccinali, anche quella contro il coronavirus non protegge al 100 per cento contro la malattia, ma rende estremamente improbabile che ci si ammali gravemente. Essa, in un certo senso, sta contribuendo a cambiare questo virus, per lo meno per chi si è sottoposto alla vaccinazione, rendendola una malattia diversa da quella che aveva portato lutti e stravolto le abitudini dell’umanità nel 2020.
È una buona notizia che, comunque, non deve portare a sottovalutare gli effetti del virus, che continua a causare la morte di migliaia di persone, ogni giorno, in tutto il mondo, in particolare in quelle aree sfortunate dove le vaccinazioni sono poco diffuse.

Per qualsiasi dubbio e necessità di informazioni accurate, è sempre consultabile il sito del Ministero della Salute, in cui si ricorda che le terapie vaccinali vengono autorizzate solo dopo un’attenta valutazione del profilo di sicurezza, in base agli studi effettuati nella fase di sperimentazione.
Il profilo di sicurezza viene continuamente monitorato, anche dopo l’autorizzazione. L’Agenzia Italiana del Farmaco pubblica report periodici sulla farmacovigilanza della vaccinazione Covid-19.
Come sta cambiando il Covid-19
Inizialmente sembrava che, nei soggetti non immunizzati causasse per lo più problemi al sistema respiratorio, ma nell’ultimo anno e mezzo medici e ricercatori hanno notato come, a seconda dei pazienti, i sintomi varino enormemente.
La presenza del coronavirus nell’organismo induce una forte risposta immunitaria, che talvolta finisce fuori controllo al punto da danneggiare distretti diversi del corpo. Questa reazione è estremamente soggettiva, ed è ciò che rende più difficile determinare con certezza i sintomi tipici della malattia.
L’analisi dell’Istituto superiore di Sanità relativa all’impatto della vaccinazione nel prevenire ospedalizzazioni, ricoveri in terapia intensiva e decessi, aggiornata al 20 ottobre, evidenzia che, nella fascia di età 80 anni e più, dove la copertura vaccinale è superiore al 90%:
- – il tasso di ospedalizzazione è circa otto volte più alto per i non vaccinati rispetto ai vaccinati con ciclo completo (174,6 contro 22,7 ricoveri per 100.000 abitanti) – periodo 10 settembre -10 ottobre 2021
- – il tasso di ricovero in terapia intensiva dei non vaccinati è ben otto volte più alto dei vaccinati con ciclo completo (8,6 contro 1,0 per 100.000 abitanti) – periodo 10 settembre -10 ottobre 2021
- – il tasso di decesso è dodici volte più alto nei non vaccinati rispetto ai vaccinati con ciclo completo (102,6 contro 8,7 per 100.000 abitanti) – periodo 27 agosto – 26 settembre 2021.

Il vaccino, raccomandato agli immunodepressi
Secondo il piano vaccinale, le persone con immunodeficienza devono essere vaccinate nelle prime fasi, in quanto più a rischio di ammalarsi di Covid-19.
Nei soggetti identificati come estremamente vulnerabili, in ragione di condizioni di immunodeficienza, determinata da trattamenti farmacologici o a causa di una patologia concomitante, che aumenti considerevolmente il rischio di sviluppare forme fatali di Covid-19, si conferma l’indicazione a un uso preferenziale dei vaccini a RNA messaggero (Moderna e Pfitzer).
Nei soggetti trapiantati e immunocompromessi è indicata prioritaria anche la somministrazione della dose supplementare.
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Eva Franceschini
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