Serve un approccio comune per non confondere i genitori. I pediatri per il bene dei bambini
I contagi aumentano e il vaccino in età pediatrica è necessario per la tutela dei più piccoli. La Società italiana di pediatria e la Società italiana di neonatologia, insieme ai pediatri di tutta Italia, cercano un dialogo commune con i genitori per spiegare l’importanza della vaccinazione.
A dare alcune indicazioni importanti è la dottoressa Roberta Corrò, pediatra di famiglia, che sta toccando con mano, di ora in ora, la situazione dei contagi da Covid-19 nei bambini.
Ascolta l’intervista alla dott.ssa Corrò nel podcast che segue
Vaccino ai bambini, l’iniziativa dei pediatri del Lazio
“Avviare un confronto attivo tra tutti i pediatri del Lazio, in modo da condividere pienamente l’esperienza della vaccinazione anti Covid-19 nei bambini tra 5 e 11 anni. In questa difficile campagna, infatti, la figura del pediatra può dare il massimo contributo”. E’ stato questo l’obiettivo della tavola rotonda online organizzata dalle sezioni regionali della Società italiana di pediatria (Sip) e della Società italiana di neonatologia (Sin).
L’appuntamento ha visto confrontarsi pediatri ospedalieri, pediatri di libera scelta e specializzandi, per approfondire gli aspetti e le difficoltà della vaccinazione pediatrica e condividere una linea comune di dialogo con le famiglie, per un unico obiettivo: il bene del bambino.
“La pandemia ha unito moltissimo noi pediatri – racconta Elisabetta Cortis, presidente Sip Lazio -, ed eventi come questo dimostrano la disponibilità a cercare collaborazione e condivisione per fare in modo che tutte le mamme e tutti i papà abbiano risposte coerenti e chiare, che evitino possibili momenti di confusione”.

Il vaccino anti Covid-19, una tutela per la salute dei bambini
“Siamo tutti convinti dell’utilità del vaccino – dichiara Ambrogio di Paolo, presidente Sin Lazio – anche per proteggere i bambini sotto i 5 anni, che ancora non possono essere vaccinati. Bisogna ricordare, infatti, la pericolosità e la diffusione dell’infezione in ambito familiare, ed è dunque importante evitare che i bambini più grandi infettino quelli piccoli”.
“È fondamentale l’impegno in prima persona di tutti i pediatri – spiega Alberto Villani, past president Sip -. Ai genitori che hanno dubbi e preferiscono aspettare, dobbiamo rispondere: prima vaccinate, prima proteggete. Non possiamo, infatti, predire quale bambino andrà incontro a una forma grave di malattia e quale andrà addirittura incontro al decesso. Ogni singolo bambino deve essere protetto, perché ha il diritto alla tutela della sua salute e non rischiare di morire”.
Roberto Ieraci, infettivologo e responsabile della strategia vaccinale del Lazio, sottolinea come il vaccino pediatrico sia sicuro ed efficace. “Negli Usa sono stati vaccinati 5 milioni e mezzo di bambini e gli eventi avversi sono stati pari a zero. Dunque, dobbiamo far sì che sia coperto dall’infezione il maggior numero di bambini, per loro stessi ma anche per proteggere la comunità scolastica: più vacciniamo e più togliamo la terra sotto ai piedi al virus”.
Ogni bambino può essere vaccinato. Le indicazioni sono quelle da seguire per qualunque altro vaccino, e si limitano a non avere patologie acute in atto.

L’importanza del vaccino ai bambini. I numeri
Perché vaccinare i bambini? Gli esperti rispondono con i numeri. In Italia dall’inizio dell’epidemia al 9 novembre 2021, nella fascia di popolazione 0-19 anni, sono stati confermati 791.453 casi, di cui 8.451 ospedalizzazioni, 249 ricoveri in terapia intensiva (39 nella fascia 5-11 anni).
Nei primi 18 mesi, nel nostro Paese, ci sono stati 36 decessi di bambini e adolescenti, tasso che corrisponde a quello registrato negli Usa, con 146 decessi tra 5 e 11 anni, pari a circa 1 su 100.000. Secondo i dati pubblicati dall’Istituto superiore di sanità, negli ultimi 2 mesi, c’è stato un incremento pari a 24.398 casi per la sola fascia di età 6-10 anni, mentre si rileva un’incidenza particolarmente elevata nella popolazione di età inferiore a 12 anni.
L’infezione da Covid-19 è più temibile nei bambini fragili, che presentano condizioni di rischio come le immunodeficienze (primarie o secondarie, malattie oncologiche, alcune patologie croniche cardiache, renali, respiratorie), i quadri severi di obesità e di diabete non adeguatamente controllato, la trisomia 21 e le patologie del neurosviluppo.
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Eva Franceschini
Fonte: Agenzia Direnews
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