Tanto lavoro e impegni incessanti. Quando la vita troppo intensa è considerata simbolo di prestigio
“Non ho tempo libero, sono sempre impegnato”, una frase che sentiremo pronunciare da tante persone nel corso della quotidianità ma che non sempre è sinonimo di benessere e felicità, tutt’altro. Ma nel mondo di oggi, chi lavora tanto e non ha ore a disposizione per coltivare hobbies o altre attività, è considerato ai vertici della piramide sociale.
Peccato che non ci sia la consapevolezza di quanto possa nuocere alla salute fisica e mentale. Ne parla la dottoressa Federica Sandi, psicologa e psicoterapeuta, consigliera dell’Ordine Psicologi del Veneto, che mette in guardia dal rischio di stress e possibili sindromi da burn out.
Ascolta l’intervista alla dott.ssa Federica Sandi nel podcast che segue
Il tempo, un tesoro prezioso
A distanza di secoli, il valore del tempo sembra essere stato letteralmente capovolto. Per gli antichi Greci, che esaltavano l’ozio considerandolo una virtù, una fortuna che permetteva di approfondire la conoscenza di sé, e di dedicarsi alla contemplazione, questa nostra abitudine sempre più consolidata a osannare i lavoratori instancabili e le persone in carriera, non sarebbe considerata una cosa positiva.
Senza andare così indietro nel tempo, è sufficiente leggere qualche classico della letteratura, per avvertire una netta differenza tra l’atmosfera che vivevano i nostri predecessori di due o tre scoli fa, e quella a cui siamo così affezionati oggi: il ritmo di vita è frenetico, tanto che molte persone ci si immergono in modo così pervasivo da non percepire più il valore e l’importanza del riposo, della quiete, della noia.

Il tempo della noia aumenta la creatività
Lasciando per un attimo il mondo degli adulti e dei lavoratori in carriera, è utile pensare a ciò che accade ai bambini e ai ragazzi più giovani, al giorno d’oggi, in un contesto di continui stimoli di ogni genere. Costantemente in contatto con l’esterno attraverso gli smartphone, preoccupati del proprio aspetto estetico, sottoposti a sollecitazioni incessanti da parte dei social e dei media. Sono gli adolescenti che popolano le nostre case.
Poi ci sono i bambini che, sembra, abbiano il divieto di annoiarsi. Rispetto ad appena due generazioni fa, il rapporto tra genitori e figli è completamente cambiato: mamme e papà sono letteralmente angosciati all’idea che i loro bimbi possano passare dei momenti di noia, in cui non sanno che fare, e si preoccupano che, già dai primi anni di vita, si mettano alla prova con discipline sportive o altre attività.

L’importante, vien da dire in molte situazioni, è che il soggetto in questione non si annoi, non debba stare fermo, non possa passare un momento in silenzio in cui, magari, stare a contatto anche con la tristezza, e con altre emozioni che fanno parte della vita.
E invece, è proprio la noia a fungere da leva per scoprire nuove parti di sé, nuove risorse, e nuovi giochi. Un bambino che non sa cosa fare e non ha nessuno con cui giocare o condividere, può inventare un gioco nuovo, dare spazio alla propria creatività, trovare cose diverse da fare, scoprire nuovi stimoli e, non ultimo, imparare ad essere autonomo.
Al tempo stesso anche un adulto, quando finalmente si ferma, può lasciare spazio nella sua mente per nuove idee lavorative e non, scegliere di dedicarsi ad un hobby, o semplicemente guardare un film o leggere un libro, e in essi trovare ispirazione per risolvere un problema, o cambiare la propria vita.

Troppo tempo al lavoro e lo stress da prestazione
I rischi psicosociali e lo stress lavoro-correlato rappresentano una delle sfide principali con cui è necessario confrontarsi nel campo della salute e della sicurezza sul lavoro, in quanto hanno considerevoli ripercussioni sulla salute delle singole persone, ma anche su quella delle imprese e delle economie nazionali.
Circa metà dei lavoratori europei considera lo stress comune nei luoghi di lavoro e ad esso è dovuta quasi la metà di tutte le giornate lavorative perse. Come molte altre questioni riguardanti la salute mentale, spesso lo stress viene frainteso o stigmatizzato. Tuttavia, se li si considera come un problema aziendale anziché una colpa individuale, i rischi psicosociali e lo stress possono essere gestibili come qualsiasi altro rischio per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro.
I lavoratori soffrono di stress quando le richieste della loro attività sono eccessive e più grandi della loro capacità di farvi fronte. Oltre ai problemi di salute mentale, i lavoratori sottoposti a stress prolungato possono sviluppare gravi problemi di salute fisica, come le malattie cardiovascolari o i disturbi muscoloscheletrici.
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