Dal 12 al 18 marzo 2023 ricorre la Settimana mondiale del glaucoma, una patologia che rappresenta oggi una delle principali cause di disabilità visiva e che è ormai riconosciuta, da anni, come la seconda causa di cecità nei Paesi industrializzati
In Italia, il glaucoma colpisce un italiano ogni 50. Al momento sono 1.200.000 le persone che ne soffrono. Con un particolarità: la metà già si sta curando e l’altra metà non sa di averlo. Il glaucoma è malattia asintomatica: il paziente non sa di esserne affetto. Il glaucoma si scopre spesso quando è già molto tardi. E, se non identificato per tempo, porta gradualmente alla marcata riduzione fino alla perdita, della funzione visiva. Le sue cause sono in parte conosciute. Dipende nella maggioranza dei casi sicuramente dalla elevata pressione dell’occhio. Questa si riconosce con un monitoraggio costante. E qui entra in ballo la prevenzione.
La prevenzione sarà, in tutto il mondo, l’argomento principale della Settimana del Glaucoma. Ma non sarà il solo. Verranno anche approfonditi gli aspetti legati al peggioramento della qualità della vita nei pazienti; il ruolo, sempre più centrale, dell’intelligenza artificiale; la familiarità della malattia e le riflessioni che, a livello clinico, si stanno facendo sulla cronologia delle terapie: gocce, laser, chirurgia.
Il glaucoma e la qualità della vita
Nel mondo occidentale il glaucoma è la principale causa di perdita di vista. Di conseguenza, è la malattia che maggiormente influenza un peggioramento della qualità della vita dei soggetti colpiti. Ma anche in questo caso, lo fa in maniera subdola. La qualità della vita è stata codificata nel 1948 dall’Organizzazione mondiale della Sanità con parametri ben definiti, che vanno dalla capacità di essere felici, di vivere appieno la propria vita. E con indicatori che prevedono l’abilità psichica, la salute mentale, la capacità di relazioni sociali, le condizioni generali di salute, l’indipendenza. In tutti questi parametri codificati dall’Oms la capacità di vedere è fondamentale.

La perdita delle funzioni visive è implicita nei malati di glaucoma. Ed impatta sulla capacità di guidare un’auto, camminare, orientarsi dentro casa, legge, vedere nel buio, valutare le distanze, estrema sensibilità alla luce, osservare oggetti ai margini dello sguardo (visione panoramica). Pertanto, il soggetto con glaucoma è estremamente esposto a disordini psicologici legati alla paura di perdere la vista, propenso a ridurre al minimo i contatti sociali ed esposto a casi di depressione.
Ma proprio perché il glaucoma si può individuare solo con un’attività di prevenzione, una volta scoperto i pazienti sono portati a sottovalutare l’impatto – non solo visivo – che la malattia può avere sulla loro qualità della vita.
Infatti, dopo lo shock della diagnosi iniziale, il paziente accetta la malattia fino a quando non compaiono altri sintomi che offrono una maggiore percezione della gravità. Da notare che le ricerche internazionali indicano che i parametri della qualità della vita peggiorano solo nelle fasi avanzate e solo quando entrambi gli occhi sono interessati. Quindi, il glaucoma è doppiamente subdolo: non si manifesta subito e condiziona negativamente la qualità della vita quando è ormai troppo tardi.

Glaucoma, familiarità non ereditarietà
Studi internazionali (olandesi, americani e caraibici: il glaucoma colpisce soprattutto queste popolazioni) dimostrano che i parenti di primo grado di un paziente con glaucoma hanno un rischio superiore di dieci volte di contrarre la malattia, rispetto alla popolazione in generale. Altre ricerche hanno dimostrato che il rischio più importante (corretto per età) è proprio la familiarità; e che la probabilità di trovare familiari glaucomatosi è tre volte superiore rispetto ad un soggetto sano. Di riflesso, avere una familiarità negativa non offre nessuna garanzia che, in futuro, un familiare non abbia o non avrà il glaucoma.
Quest’alto indice di familiarità, però, non significa avere un’ereditarietà alla malattia. Proprio perché le origini del glaucoma sono ancora in buona parte ignote. E questa familiarità offre anche spunti positivi. Proprio per l’alta familiarità al glaucoma i parenti di un soggetto malato dovrebbero essere portati a sottoporsi a controlli oculistici periodici.
Il glaucoma si può combattere solo con la prevenzione. E se sappiamo di avere in famiglia un soggetto malato è opportuno correre ai ripari finchè è possibile.

Glaucoma, cambio di passo terapeutico
Il glaucoma viene sempre trattato con strategie volte ad abbassare significativamente la pressione oculare. Questo si ottiene con una terapia farmacologica a base di colliri, oppure con specifici trattamenti laser, oppure ancora con la chirurgia.
Esistono ormai una serie di studi clinici, però, che puntano a rimodulare la cadenza degli interventi. Addirittura a ribaltarli.
Ricerche recenti hanno messo in evidenza come sia possibile portare in prima linea il trattamento laser (la Trabeculoplastica Selettiva o SLT) spostando l’utilizzo dei colliri in una fase successiva come supporto ad un trattamento laser non particolarmente efficace.
Questa strategia avrebbe il grosso vantaggio di poter evitare al paziente l’uso dei colliri per un buon numero di anni, migliorando quindi la loro qualità di vita quotidiana. Tra l’altro il trattamento laser con SLT è un trattamento ambulatoriale che si esegue in pochi minuti, scevro da effetti secondari e men che meno sistemici, che non viene minimamente percepito dal paziente al momento della sua esecuzione. Pertanto, estremamente sicuro e ben tollerato.
Ed esistono altri studi ed altre osservazioni che cominciano a far discutere sul potenziale vantaggio di cominciare il percorso terapeutico addirittura con la chirurgia. Con evidenti impatti positivi: è nota l’efficacia della chirurgia, sia sul trattamento farmacologico che su quello con SLT.
E’ ovvio che tale ipotesi, estremamente interessante ed affascinante, va però attentamente valutata in termini dei possibili rischi associati all’atto chirurgico (che oggi ha comunque un profilo di sicurezza estremamente elevato), ed al fatto che una chirurgia ben eseguita e adeguatamente monitorata sia nell’immediato che nel più tardivo periodo post-operatorio può essere gestita come di deve solo da Centri di Eccellenza o da riconosciuti specialisti nel campo del glaucoma.
Il trattamento farmacologico ha il vantaggio di essere conservativo e di poter essere modulabile nel tempo, ma richiede che, qualora necessario, venga supportato da un trattamento con laser o addirittura sostituito con un trattamento chirurgico.
Ed il paziente non deve aver paura di dover affrontare, qualora necessario, un intervento chirurgico: è estremamente sicuro e decisamente più efficace di qualsiasi altra strategia terapeutica.
Ufficio stampa: Massimo Pittarello

Anche l’Ospedale San Giuseppe di Milano – MultiMedica aderisce alla World Glaucoma Week: il 17 marzo screening e consulti gratuiti.
“Per diagnosticare il glaucoma e rilevare ogni suo ‘passo avanti’, lo specialista deve saper interpretare una mole complessa di dati, provenienti da esami eterogenei. Oggi ci viene in aiuto un nuovo software che legge in modo sinottico campo visivo e OCT” spiega Matteo Sacchi, specialista di riferimento per il glaucoma presso l’Ospedale San Giuseppe di Milano – Gruppo MultiMedica, prima struttura in Italia ad avere introdotto e testato il software.
Il Centro anche quest’anno aderisce alla World Glaucoma Week: il 17 marzo eseguirà screening gratuiti e sarà a disposizione dei cittadini per rispondere a dubbi e domande sulla patologia: per partecipare, occorre prenotarsi allo 02.8599.4802, dal lunedì al venerdì, dalle 11.00 alle 12.00.
Ufficio stampa: Value Relations