Realizzare un’efficace sanità territoriale per aiutare le famiglie e la fascia più fragile della popolazione. Al via un progetto per le Rsa.
In Italia si registra la percentuale più elevata di anziani over 65 e over 80, ed è sempre il nostro Paese ad avere l’età media della popolazione più alta: 46 anni, a fronte dei 37 dell’Irlanda. Di conseguenza, l’indice di dipendenza degli anziani in Italia è il più elevato in assoluto: se nel 1960 c’erano oltre cinque persone potenzialmente attive che si potevano “fare carico” di un anziano, nel 2020 ce ne sono solo due.
Nasce da questo contesto generale, e dalle necessità evidenziate dalla pandemia a tutti i livelli, l’esigenza di individuare un modello di Residenza sanitaria assistenziale che sia sempre più efficiente, e risponda ai bisogni dell’anziano. Ad illustrare la situazione generale e gli obiettivi del progetto è il professor Alberto Pilotto, Presidente della Società Italiana Geriatria Ospedale e Territorio
Uno studio per un nuovo modello di Rsa
L’Istituto Superiore della Sanità, in collaborazione con SIGOT (Società Italiana Geriatria Ospedale e Territorio), sta portando avanti un studio per osservare e monitorare gli effetti della vaccinazione nei pazienti anziani ospitati nelle residenze a loro dedicate, per un modello di Sanità di prossimità.
Lo studio realizzerà una fotografia multidimensionale delle Residenze sanitarie assistenziali, dopo il monitoraggio delle Vaccinazioni anti Covid-19 nelle stesse residenze, che costituiscono un nodo fondamentale nell’assistenza sanitaria, inserendosi tra le strutture ospedaliere per acuti e l’intervento domiciliare” evidenzia Alberto Castagna del Comitato Scientifico SIGOT.

60 Rsa partecipanti
Gli anziani sono stati le principali vittime del Covid-19. Tra questi, la situazione più tragica è stata quella degli ospiti delle RSA. In queste strutture vi sono ospiti con quadri complessi di comorbidità e gradi diversi di deficit cognitivo. Grazie al progetto sarà possibile mettere a fuoco i problemi principali e rilanciare un nuovo modello che configuri un diverso approccio di Sanità territoriale.
Partendo dal presupposto che per questa popolazione non esistono ancora dati clinici specifici, lo studio a cui parteciperanno più di 60 strutture di sanità assistenziale di tutto il territorio nazionale, con potenzialmente più di 3.400 ospiti, consentirà la valutazione degli effetti in termini di efficacia e sicurezza della vaccinazione anti-Covid-19 in funzione del grado di fragilità e di compromissione cognitiva della persona anziana residente in RSA.

Il report dell’ISS sulle Rsa in Italia fornisce dati importanti
I dati sulla pandemia sono esposti in maniera esaustiva nel Report finale della Survey dell’Istituto Superiore di Sanità sul contagio Covid-19, nelle Strutture Residenziali e Sociosanitarie. “I dati dell’ISS devono essere considerati alla luce delle estreme differenze esistenti sul territorio nazionale, e sulla gestione complessiva di queste strutture, spesso relegate ad attori quasi passivi – commenta Claudio Costantini, referente Gruppo di Interesse RSA della SIGOT.
Già nel periodo pre-Covid, la SIGOT aveva istituito un Gruppo di Interesse specifico per le strutture, con diversi moduli di competenza, con Piemonte e Valle D’Aosta regioni pilota. Il progetto si è poi esteso a valenza nazionale con la definizione di un Osservatorio SIGOT Anziani, che ha permesso di espandere i settori di analisi e sviluppo dei vari temi di interesse con particolare attenzione a quanto avvenuto durante le varie fasi pandemiche. I temi coinvolti sono: Rischio Clinico e Risk Managment, Residenze sanitarie assistenziali e Pronto Soccorso, Demenze, Cure Palliative e Caregivers”.
L’importanza delle Rsa
Le Residenze Sanitarie Assistenziali costituiscono un nodo fondamentale nell’assistenza sanitaria, inserendosi tra le strutture ospedaliere per acuti e l’intervento domiciliare. Il contributo che si vuole offrire non è solo operativo, ma anche di programmazione.
A fianco dei normali strumenti di valutazione, è stata prevista la raccolta di altri parametri per valutare lo stato cognitivo, l’impiego di farmaci antipsicotici e le terapie specifiche per la demenza. Il dato di partenza rassicurante è che, al momento, la quasi totalità di questi pazienti è vaccinata.
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Eva Franceschini
Fonte immagini: Pexels
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