A Punto Salute proponiamo un focus sulla timidezza nei bambini. Quando da pregio può diventare un difetto? E in questo secondo caso, come si può intervenire? I consigli di Luigi Cavalieri, direttore di ProfiloSalute, la rivista più letta nelle farmacie italiane
Nei bambini spesso la timidezza va interpretata, perché i più piccoli non riescono sempre ad esprimere chiaramente un eventuale malessere e dietro la timidezza potrebbero nascondersi stati d’ansia o d’insicurezza difficili da comprendere.
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La timidezza è un tratto caratteriale di alcune persone, che, in genere, risulta più che gradevole. I timidi sono individui delicati nelle parole e nelle azioni, mai invadenti e non svendono la propria compagnia, la propria fiducia a chiunque, come per l’adulto anche nel bambino e nell’adolescente. Ma il pregio a volte può diventare un difetto o un limite, basti pensare a quei bambini che evitano di avere amicizie, che hanno sempre paura di affrontare il gruppo in classe o alle feste, che non riescono a rispondere alle domande della maestra, pur avendo studiato la lezione.
Attraverso i consigli di una psicologa cerchiamo di distinguere un semplice temperamento più riservato da un disagio emotivo che impedisce di socializzare con gli altri.

Quali sono i comportamenti tipici di un bambino timido ? Tende a preferire ambienti tranquilli, non ama esporsi e stare al centro dell’attenzione, predilige relazioni sociali con poche persone piuttosto che con il gruppo allargato, di solito parla poco e sta bene anche da solo. Quasi sempre si tratta di un atteggiamento assolutamente normale. Di certo un bambino timido non si distingue per socievolezza, ma ciò non significa che abbia paura degli altri o che si senta inadeguato. Il bambino con temperamento timido semplicemente si crea intorno una sorta di microambiente e mal tollera troppe interferenze provenienti dall’esterno.

La timidezza potrebbe indicare una scarsa autostima?
Non è detto: una buona percezione di sé e del proprio valore prescinde dall’avere o meno tante interazioni. Teniamo presente che anche un’eccessiva socievolezza può nascondere dei disagi, come il bisogno di sentirsi amati o considerati dagli altri, perché, magari, trascurati dalla propria famiglia. Va da sé che nessun tratto caratteriale è un problema, se vissuto serenamente. Tuttavia ogni caratteristica comportamentale, eccessivamente esasperata, potrebbe essere essere spia di un disagio interiore.

Come distinguere la timidezza “normale” da ciò che potrebbe nascondere dei problemi emotivi ?
La timidezza è normale quando non è invalidante e non compromette la qualità di vita del bambino. Se semplicemente il bambino preferisce relazionarsi con poche persone piuttosto che con il gruppo, ma la qualità dei suoi legami è soddisfacente (ha un amico del cuore, va alle feste di compleanno, fa volentieri uno sport), allora non bisogna fare nulla. Se, invece, il bambino è timido in tutti i contesti e questo rende la sua quotidianità complicata, allora è opportuno rivolgersi ad uno specialista: una timidezza esagerata, infatti, potrebbe essere la spia di un disturbo d’ansia, che porta ad evitare intenzionalmente e in maniera massiva l’incontro con l’altro, rivelando un disagio più profondo.
Luigi Cavalieri