- Non clampare precocemente il cordone ombelicale: i ginecologi raccomandano di aspettare almeno un minuto prima di tagliare e legare – tecnicamente clampare – il cordone ombelicale, perché in questo modo si favorisce il passaggio di sangue dalla placenta al feto, rinforzando le scorte di ferro del neonato e riducendo il rischio di colite necrotizzante, malattia gastrointestinale che può rivelarsi fatale. Il taglio tardivo non comporta maggior rischio di emorragia post partum nella donna e consente di ridurre la mortalità nei neonati ad alta prematurità (prima di 32 settimane).
- Non eseguire l’episiotomia di routine: secondo i ginecologi, l’episiotomia, l’incisione del perineo effettuata nel momento finale del travaglio per favorire il passaggio del bambino, è una pratica sovrautilizzata senza vantaggi per la donna, poiché richiede l’applicazione di punti di sutura che possono provocare dolore, rischio di infezione, difficile ripresa dei rapporti sessuali. Per questi motivi, è raccomandato il ricorso all’episiotomia solo in presenza di complicanze, ad esempio per accelerare l’espulsione in caso di sofferenza fetale.
- Non procedere all’induzione del travaglio di parto prima di 39 settimane: l’induzione del travaglio, precisano i ginecologi, medicalizza un evento del tutto fisiologico, e, in più, può causare effetti avversi come l’aumento di tagli cesarei. Pertanto, l’induzione è raccomandata solo quando il proseguimento della gravidanza può comportare un reale pericolo per il feto o per la madre.
- Non programmare il taglio cesareo di routine in tutte le donne con pregresso taglio cesareo: i ginecologi smentiscono la regola “una volta cesareo sempre cesareo”, in quanto priva di basi scientifiche. Al contrario, le donne con pregresso cesareo ammesse al travaglio di parto, hanno un rischio di mortalità minore (3 vs 13 su 100mila) rispetto alle donne sottoposte a cesareo programmato.
- Non obbligare al digiuno e proibire l’assunzione di liquidi alle donne in travaglio: i ginecologi precisano che, nelle gravidanze fisiologiche, l’assunzione di liquidi non è controindicata e non aumenta il rischio di complicanze in caso di ricorso ad anestesia generale durante il parto.

Ostetriche: l’Associazione Ginecologi Ospedalieri stila 5 regole a favore delle partorienti per una cura più adeguata ed efficace
Da tempo si parla orami di assistenza ostetrica adeguata e sicura nei confronti delle partorienti. L’eccessiva medicalizzazione della gravidanza e del parto, porta ad intraprendere molte iniziative che sostengono una cura più sobria e rispettosa, basandosi sul dialogo tra pazienti e medici. È il caso ad esempio di AOGOI (Associazione Ginecologi Ospedalieri Italiani) che ha aderito a “Choosing Wisely Italy – Fare di più non significa fare meglio”. Ecco dunque che AGOI stile 5 Raccomandazioni semplici e chiare, presentate durante il Congresso Nazionale di Ginecologia e Ostetricia, coinvolgendo il momento del travaglio, taglio cesareo e clampaggio del cordone ombelicale: