Per combattere lo spreco alimentare l’Ue propone di cambiare le etichette sui cibi aggiungendo la dicitura “spesso buono oltre”. Vediamo cosa cambierebbe per noi consumatori
Lo scorso 8 marzo la Commissione Ue ha presentato una proposta per modificare le regole sulla data di scadenza degli alimenti. La novità più importante riguarda l’inserimento nell’etichetta della dicitura «spesso buono oltre» oltre al solito «da consumarsi preferibilmente entro».
Errate convinzioni sulle scadenze
La quantità di cibo che finisce nella pattumiera a causa di errate convinzioni è impressionante. La maggior parte delle persone crede che, una volta superata la data di scadenza riportata sulle etichette, quei cibi possano fare male. Invece è bene sapere che molti di quei cibi possono essere consumati anche dopo la data riportata.

Con la modifica delle etichette l’Unione Europea intende mettere un freno allo spreco di cibo che ha raggiunto livelli record. Si stima che nel nostro Paese ogni anno vengano sprecati ogni settimana quasi 6 chili di alimenti per ogni abitante per un totale di 1,866 tonnellate di cibo sprecate. Secondo l’Esecutivo Ue, infatti, l’aggiunta della dicitura “spesso buono oltre» è un aiuto alla lotta allo spreco alimentare perché consente «una migliore comprensione della data di scadenza», influenzando «il processo decisionale dei consumatori in merito all’opportunità di consumare o eliminare un alimento».
Prima di gettare il cibo è sempre opportuno valutare per bene le etichette, distinguendo gli alimenti che si possono mangiare dopo la scadenza e quelli che, invece, devono per forza essere buttati perché pericolosi per la nostra salute.
Quando troviamo la scritta ”da consumarsi preferibilmente entro” oppure ”spesso buono oltre” e la rispettiva data indicata significa che possiamo consumare quell’alimento anche oltre la data riportata. In quel caso il cibo è ancora buono ma ha perso parte delle sue proprietà nutritive.

Invece se le etichette dicono ”scadenza il…” in questo caso il prodotto non sarà più commestibile oltre la data indicata. Questa è un’evenienza che si verifica soprattutto per i cibi da freschi come latte, formaggio, e tutti quelli che solitamente troviamo nel banco frigo del supermercato. Ma anche cibi come per esempio le uova.
Dando per scontato che la modalità di conservazione incide sulla commestibilità di un alimento, come regola generale possiamo dire che i cibi a lunga conservazione e quelli secchi e senza acqua si conservano meglio, quindi possono essere consumati senza pericolo anche dopo la data di scadenza (come il riso e la pasta).
Il rispetto rigoroso della data di scadenza riportata sulle etichette si deve applicare a: salumi e insaccati (scaduti possono essere nocivi per la nostra salute) in questo caso è bene anche fare una verifica dell’odore che emanano. Anche con la carne fresca meglio essere precisi: se consumata oltre la data di scadenza può causare la salmonellosi o l’escherichia coli. I latticini freschi, diversamente dallo yogurt, dopo la scadenza possono causare intossicazione alimentare, i succhi di frutta scaduti possono contenere batteri. Anche i frutti di bosco, come fragole, lamponi e mirtilli, se si supera la data di scadenza possono sviluppare un parassita.
E’ bene fidarsi anche dei propri sensi. Un cibo ammuffito o dal cattivo odore non sarà più commestibile.