«Tutto quello che è possibile fare» ha risposto Monia Gabaldo quando le ho chiesto quante cose facesse nella vita. Non è solo una dottoressa genetista, è anche una scrittrice di favole, ideatrice di un canale YouTube ed è mamma di 3 bambini, Derek e i gemellini Colin e Liam, la sua ispirazione quotidiana
Da tempo, infatti, Monia lavora per sensibilizzare quante più persone possibile sull’autismo. La sua è una delle tante famiglie italiane a vivere interamente nello spettro di questa sindrome.
Monia Gabaldo, una storia di speranza
Derek ha otto anni e ha ricevuto una diagnosi per autismo gravissimo. Liam invece ne ha ricevuta una di autismo di grado moderato grave e Colin, di autismo tra lieve e moderato. Quanti pregiudizi si devono combattere ogni giorno? Tanti. «Ci hanno accusato di mettere in mostra i nostri bambini, ma noi in realtà diamo speranza a tante famiglie come la nostra, che in questo modo si sentono confortate» ha continuato.
Imparare dagli errori
Il punto di vista di Monia, però, non è quello di una professoressa saccente che bacchetta gli allievi, anzi. «Cerchiamo ogni giorno di aiutare con i nostri errori, infatti i nostri video non sono montati, ma girati e mostrati. Da lì spieghiamo cosa avremmo potuto fare meglio e via di seguito. Non è semplice perché parliamo delle nostre fragilità come famiglia e come coppia. Ma è l’unico modo per aiutare altre persone nella nostra situazione a sentirsi meno sole».

L’autismo non è una malattia
Affrontare l’autismo è possibile. Si può vivere serenamente con quella che non è una malattia, ma solo un modo diverso di essere. «L’autismo non è una patologia. Siamo semplicemente fatti in maniera diversa, è come essere mancini. Proprio per questo bisogna da subito allenarsi a essere genitore. Questo modifica in meglio il comportamento dei bambini. Chi ci segue dall’inizio vede dei bambini completamente diversi. E trova in questo la forza di continuare a combattere per fare la differenza nella propria famiglia».
Essere felici si può
Quando scatta la molla che fa passare la rabbia in secondo piano e ti porta a fare il salto di qualità?
«I miei bambini da sempre ci chiedevano di essere felici e l’unico modo per farlo è creare un ambiente sereno, coinvolgente, collaborativo, comunicativo, è uno sforzo immane. So che è più facile arrabbiarsi, ma il primo scopo è far sì che questi bambini siano sereni».
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Francesca Fiorentino
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