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L’importanza della diagnostica avanzata nell’infezione da citomegalovirus per la buona riuscita del trapianto di organi

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Milano, 12 giugno 2019 – Un grande gesto di amore qual è la donazione di un organo per trapianto non deve correre il rischio di andare perduto per effetto di infezioni che insorgono nei 6 mesi successivi al trapianto. Per questa ragione occorre sviluppare protocolli e linee guida ancora più stringenti onde tenere sotto controllo queste evenienze. L’infezione da Citomegalovirus (CMV) rappresenta infatti una delle più comuni infezioni opportunistiche ad eziologia virale nei pazienti con trapianto d’organo solido e di cellule staminali emopoietiche. La quasi totalità dei pazienti trapiantati sviluppa un’infezione da CMV che nel 30-50% dei casi, in assenza di strategie di prevenzione, ha ripercussione clinica di varia entità minacciando fortemente la sopravvivenza dei pazienti per gravi quadri di polmonite, epatite, miocardite, gastroenterite fino all’insorgenza del rigetto acuto.  Ragion per cui, l’infezione da CMV rappresenta una sfida straordinaria a livello clinico per i pazienti trapiantati, e richiede una grande attenzione diagnostica. Oggi inoltre, alla luce delle nuove opzioni terapeutiche, diviene essenziale “modernizzare” l’armamentario diagnostico per l’infezione da CMV, valutando quali dei test finora utilizzati hanno ancora un forte significato diagnostico, e quali nuovi test possono aiutare nell’inquadramento del paziente. Per questo motivo, l’Associazione dei Microbiologi Clinici Italiani ha promosso l’incontro sul tema “Diagnostica avanzata dell’infezione da Citomegalovirus nello scenario dei nuovi farmaci antivirali” che si terrà a Milano il prossimo mercoledì, 13 Giugno 2019 presso il complesso Copernico Blend Tower. “Come Associazione dei Microbiologi Clinici Italiani, abbiamo ritenuto importante promuovere questo incontro; la Rete Nazionale Trapianti richiede con forza la creazione di sistemi di sorveglianza efficaci e di attività di laboratorio microbiologico di elevata qualità. Vogliamo riaffermare l’imprescindibile ruolo e contributo che la diagnosi microbiologica ha in questo particolare e critico campo della medicina” spiega Pierangelo Clerici, Presidente AMCLI e Direttore dell’Unità Operativa di Microbiologia dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale Ovest milanese. Il trapianto è un settore in continua evoluzione e come tale rappresenta una vera e propria frontiera della chirurgia moderna. Nel nostro Paese è una delle eccellenze del nostro Servizio Sanitario Nazionale riconosciuta in tutto il mondo. È una prestazione sanitaria che rientra nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e, proprio per questo, è completamente gratuita.  Negli ultimi 10 anni, dal 2007 al 2017, grazie a 15.434 donatori di organi sono stati 32.725 i pazienti che hanno ricevuto un organo trapiantato. Ogni giorno, in media, sono stati eseguiti 9 interventi e si sono registrate quasi 5 donazioni; gli operatori sanitari coinvolti quotidianamente nell’attività di donazione e trapianto di organi sono stati circa 1.300. Nel 2018 sono stati eseguiti 16.468 trapianti; più di 5.000 persone hanno riacquisito la vista grazie al trapianto di cornea. Infine 848 sono stati i trapianti di cellule staminali emopoietiche da donatori non familiari. Rigetto ed infezione sono i due principali ostacoli al successo del trapianto, a breve e a lungo termine, e sono due processi intimamente associati e interdipendenti. La modulazione dei protocolli immunosoppressivi per il trattamento del rigetto purtroppo, predispone il paziente alle infezioni ed è per tale motivo che per i primi sei mesi dal trapianto il paziente deve assumere farmaci che lo proteggano da virus, batteri e miceti. Oltre i due terzi dei pazienti trapiantati soffre nel primo anno dal trapianto di almeno un episodio infettivo gravato da un importante tasso di letalità oscillante tra il 15 e il 45%. Fonte: Ufficio Stampa Aures Consulting     ©2019 Radio Wellness®