Metaverso, un termine citato per la prima volta nel romanzo cyberpunk “Snow Crash” di Stephenson in cui la realtà virtuale si intreccia al mondo fisico, ma la realtà virtuale è molto più di un concetto astratto nato dall’immaginazione di un autore degli anni 90. L’intelligenza artificiale in farmacia
Il metaverso è il frutto sbocciato sul terreno fertile della rivoluzione tecnologica, dove il cambio epocale segnato dalla pandemia, ha dato una forte accelerazione al suo sviluppo.
Il Covid ci ha insegnato un modo diverso di definire le proprie priorità, i concetti di salute e benessere oggi sono al primo posto e si affaccia anche una nuova concezione di lavoro, di nuove opportunità di relazionarsi alle persone e ai marchi che amiamo di riflesso. Le persone, infatti, non anelano più al ritorno ad una condizione precedente, ma a creare un mondo migliore rispetto a quello attuale che li faccia star bene.
Se il focus è il concetto di star bene allora la farmacia, tradizionalmente riconosciuta dai pazienti anche grazie alla sua capillare diffusione nel territorio, è il luogo prossimale e preferenziale a cui rivolgersi per soddisfare le domande di salute e benessere.
Come evolve il profilo della farmacia nel rispondere alle richieste dei pazienti quando si pone all’intersezione con le nuove tecnologie digitali?
Ce ne parla Gianfranco Leone di Webidoo, un’azienda fucina di progetti creativi, fondata sull’alleanza di cervelli in coordinamento di conoscenza e di sforzo, animati da uno spirito di collaborazione verso obiettivi comuni di crescita delle imprese in ambito digitale.
“Oggi stiamo già procedendo nel fare dei lavori in vari settori – ha detto Leone – ma abbiamo avuto anche delle richieste dalle industrie farmaceutiche in modo da poter a studiare le realtà delle farmacie. L’ idea nasce dall’esigenza di rendere sempre più giovane è più dinamico un settore che sembra un po’ vecchiotto e ha bisogno un po’ di svecchiamento. Si immagina la farmacia come la dottoressa anziana piuttosto che il farmacista che semplicemente dà dei consigli ma non ci si rende conto che invece è molto di più di quello che adesso sono le promozioni.
Anzi ci sono sempre più professionisti, sempre più preparati per cui l’immagine è molto già svecchiata da 10 anni secondo il mio punto di vista.
Per andare a dare un contributo in più hanno voluto vedere e conoscere un po’ più quello che è appunto chiamato metaverso ma in realtà è quello io preferisco definire siti evoluti. Oggi non tutti o in pochi sanno che possono andare ad acquistare determinati farmaci anche attraverso il web o quelli che sono i farmaci da banco ma io ovviamente non sono del settore.
Certo in farmacie certificate attraverso il logo dal ministero della salute è possibile l’acquisto anche dei farmaci, solo delle categorie OTC e SOP cioè senza obbligo di prescrizione.
“L’idea è di inserire tutto quello che è l’elenco dei farmaci anche in blockchain, questo è ciò che si può fare per capire bene la filiera di un determinato farmaco, portarlo in quello che è il l’ecommerce in questione della farmacia e avere un rapporto col farmacista che potrebbe essere, tranquillamente appunto come stiamo facendo noi, in una videocall.
Quindi farmi fare una consulenza a partire dalla ricetta, quindi dimostrare di avere quella ricetta e tutto questo lo posso fare all’interno della blockchain, così si evitano falsificazioni piuttosto che truffe e da lì magari anche andare a incrementare attraverso il territorio quello che può essere una consegna a domicilio. Quando penso alla mia salute, nel caso in cui sono impossibilitato perché ho X motivi per i quali io non riesco a uscire di casa, andare dal dottore per farmi fare la ricetta per poi andare in farmacia a recuperare il farmaco e tornare a casa; tutto questo processo lo posso tranquillamente automatizzare e rendere molto più rapido verso le nuove tecnologie.

Per quanto riguarda il metaverso quello che si sta studiando è di avere la possibilità di entrare nella farmacia a tutti gli effetti con il mio avatar, ma posso farlo non solo con gli oculus nota la difficoltà di farli indossare a una persona di settant’anni. Entrare in farmacia così sembrerebbe complicata come cosa, in realtà tutto questo è navigabile attraverso un pc o un semplice smartphone.
Oggi tutti abbiamo uno smartphone quindi io posso entrare nella farmacia, capire dove andare e in che reparto devo orientarmi e da lì selezionare il farmaco, andare davanti a quello che può essere anche un’intelligenza artificiale o un avatar che mi può dare alcune informazioni.
Queste informazioni io le vado a impostare ovviamente dai sintomi. Per esempio “ho mal di testa, ti consigliamo di fare questo e questo farmaco qui” che poi metto nel carrello come in qualsiasi e-commerce e si attiva tutta la procedura per poi farmelo arrivare a casa in tempi molto rapidi.
Tipo una delivery, ovviamente certificando attraverso l’utilizzo della ricetta di aver fatto tramite il medico, con la ricetta e col medico avrò lo stesso tipo di rapporto. Posso andare a parlare col medico anche attraverso la realtà aumentata e la realtà virtuale.
Le cose fattibili sono tantissime.
Mi hai parlato proprio di intelligenza artificiale, potresti chiarire di che cosa si tratta e come può essere utilizzata al servizio della salute del cittadino?
L’intelligenza artificiale è la “machine learning” cioè un apprendimento che piano piano le macchine riescono a fare, attraverso le continue interazioni in un modo strutturato.
Possiamo ad esempio pensare che il mio avatar quindi la mia intelligenza artificiale che sta dall’altra parte, il mio farmacista virtuale chiamiamolo così, possa imparare a seconda delle domande che fanno gli utenti qual è il miglior farmaco da consigliare o qual è la miglior terapia. In fase di apprendimento comprenderà anche che tipo di mal di testa ho, magari ci sono vari tipi di mal di testa che possono derivare da dolore alla schiena o altri motivi.
Dolori muscolari, oppure da un’emicrania da cattiva digestione è una casistica molto varia.
Siccome non posso dire “ho mal di testa, ok prenditi questo” in realtà io dovrei fare più domande sono un professionista, sono un farmacista. Quando vado dal farmacista perché ho mal di testa, qualche volta mi dà qualcosa, ma sarebbe sbagliato perché potrebbe derivare da un’influenza o da una mal di collo ci saranno dei farmaci che avranno degli scopi differenti con azioni differenti sull’organismo.
Di conseguenza l’intelligenza artificiale, tramite una serie di domande che posso impostare andrà a scoprire qual è anche il reale problema che dà il sintomo. Piano piano anziché dare una risposta fredda può essere quasi un colloquiale, un’analisi. Per cui “Hai preso freddo ieri sera? Hai mangiato qualcosa di sbagliato? Hai fatto questo?” per cui io vado a vedere ed escludere determinati medicinali, secondo il flusso di informazioni quello che sia giusto.

Un albero decisionale che comunque dovrebbe essere utilizzato anche dalle persone. Quindi si inserisce appunto un concetto di un’intelligenza artificiale che viene istruita dalle competenze del professionista quindi una intelligenza artificiale che rispecchia quello che è il lavoro del farmacista.
Ma è una situazione comunque fattibile?
Sì è fattibile secondo me su quelli che sono i casi più comuni, ovviamente poi se entriamo in un qualcosa di troppo specifico l’umano è ancora preferibile. Sicuramente non abbiamo ancora un’intelligenza artificiale che è capace di essere un dottore. Ritengo che lo faremo però per tantissime altre esigenze “ho preso una storta” e chiedo al farmacista un consiglio. “Se è meglio mettere una benda piuttosto che lasciarlo libero piuttosto che utilizzare una crema” queste sono cose che assolutamente l’intelligenza artificiale può fare. Succede che smaltisco tantissimo lavoro tramite l’intelligenza artificiale e magari mi posso dedicare veramente alla persona che ha un male particolare, dove la figura umana è necessaria.
Ma te ne dico un’altra: in realtà non è per forza o uno o l’altro io potrei utilizzare anche come fosse un filtro l’intelligenza artificiale. Posso chiedergli la prima domanda, la seconda, la terza, la quarta e la quinta. Se alla sesta non ho la soluzione non è che devo dare un farmaco così a caso, aspetta che faccio ti parlare con un operatore, con un dottore o con la figura che sia competente.
Di conseguenza far partire una schermata video che mi fa parlare con te, Antonia, “guarda è uscito fuori questo” in realtà tu hai già uno storico, hai già una mini-intervista fatta dall’intelligenza artificiale. “Antonia questo paziente ha questo e quest’altro io non so cosa suggerire” e qui lascio lo spazio all’essere umano.

Questo vuol dire smaltire un sacco di lavoro, a volte vediamo file in farmacie magari di persone anche anziane che ci mettono tantissimo a esprimere un concerto, ma qualsiasi persona che abbia delle difficoltà a esprimersi in generale crea queste file chilometriche. Lo abbiamo visto nei periodi del Covid e in altri momenti per vari motivi. È quello che potrebbe fare una qualsiasi azienda pensando a una figura di reception, ad esempio la mia receptionist inizia a farmi quelle 5/6 domande che mi intrattengono quella persona e che magari però mi risolvono il problema. Io, intanto, mi dedico a un’esigenza più particolare.
Vuol dire meno figure all’interno della farmacia, vuol dire meno costi, vuol dire una gestione più fluida, vuol dire X mila cose che possiamo strutturare ovviamente poi bisogna essere affiancati da voi professionisti per comprendere qual è l’esigenza migliore.
Ovviamente. Per quanto riguarda l’expertise di presa in carico del paziente soprattutto quello cronico e delle esigenze di salute è necessario il farmacista, però per quanto riguarda la fattibilità di questi sistemi sicuramente è l’azienda a essere ben consapevole di quali siano gli strumenti di più adeguati da attuare a livello territoriale con diversi usi. Potrebbe essere utilizzata l’intelligenza artificiale anche nella cura del paziente cronico, per esempio io sto pensando ad un paziente a livello domiciliare affetto da covid che richiede delle cure particolari quindi questo tipo di intelligenza artificiale potrebbe semplificare la diagnostica anche a distanza.
Sì, perché se si pensa a quello che dicevamo prima ci sono delle domande che sono di rito quindi tutto quel periodo che io “spreco” tra virgolette nelle banalità delle cose e che magari non per forza deve fare un professionista, ma può fare una persona meno preparata per poi lasciare spazio al vero professionista al dottore o al chirurgo che sia, e che dà la sua voce finale qui.
Quindi secondo me sarà molto interessante l’intelligenza artificiale in varie versioni, in realtà perché adesso che mi parli anche del domiciliare. Quante uscite potrò fare in meno se già riesco a smaltire tantissimo lavoro attraverso queste tecnologie, in vari settori sta già succedendo. Io mi auguro che in farmacia questa cosa si riesca a fare più velocemente, anche perché ha bisogno di svecchiamento questo settore.

Sicuramente in tanti si stanno muovendo anche molto bene, perché ci sono farmaceutiche ovviamente che hanno anche a disposizione grossi fondi quindi investono. Però ancora tantissime nel territorio un po’ più lontano dalla metropoli secondo me sono ancora abbastanza indietro; tuttavia, questa cosa invece la può fare anche con la farmacista che ha la piccola farmacia nel piccolo comune della provincia.
Quindi non servono strumentazioni particolarmente complicate, non servono grandi investimenti da gestire?
Usufruire di questa tecnologia oggi come volevo dirti, avviene attraverso uno smartphone. Ovviamente la tecnologia che c’è alle spalle sicuramente è molto complicata e va studiata molto bene, insomma ci serve molto tempo soprattutto per addestrare l’intelligenza artificiale ma se pensiamo che da qua magari a 1 o 2 anni io posso smaltire il 30% del lavoro con delle attività che posso delegare a un’intelligenza artificiale ci sono vantaggi comprensibili per ogni imprenditore.