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Influenza, è arrivata l’Australiana, 4 consigli per curarsi

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Gli epidemiologi lo avevano anticipato: in queste settimane gli italiani sono alle prese con l’influenza di stagione. Sintomi e rimedi dell’Australiana

E’ arrivata l’Australiana. In queste settimane le classi nelle scuole sono dimezzate e gli uffici semi azzerati per via dell’ondata di contagi, e pensare che il picco deve ancora arrivare, secondo quanto dichiarato da Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di prevenzione del Ministero della Salute.

Saranno infatti le prime settimane del 2023 a registrare un’impennata di contagi. Sono i bambini sotto i 5 anni la fascia più colpita perché ancora mai colpiti da questi virus. In ogni caso i sintomi saranno quelli classici dell’influenza: febbre molto alta che sale rapidamente, dolore alle ossa, mal di gola, raffreddore, inappetenza e dureranno circa 5 giorni.

Sintomi dell’Australiana – immagine: Canva

Anche la cura per l’Australiana resta quella tradizionale: prendere antipiretici quando la temperatura sale, bere molto, stare a riposo e non usare antibiotici decidendo in autonomia. Queste medicine vanno prescritte solo da un medico a fronte di un quadro clinico particolare.

L’influenza, non solo Australiana

L’influenza è una malattia respiratoria acuta causata da virus influenzali. È una malattia stagionale che, nell’emisfero occidentale, si presenta durante il periodo invernale. Alla base dell’epidemiologia dell’influenza vi è la marcata tendenza dei virus influenzali a mutare, cioè presentare variazioni antigeniche che permettono loro di eludere la risposta immunitaria dell’ospite dovuta a precedenti infezioni e trova quindi gran parte della popolazione immunologicamente suscettibile e può quindi diffondersi ampiamente e rapidamente.

Le peculiari caratteristiche dell’influenza, rendono fondamentali le attività di sorveglianza. In particolare, è importante individuare l’inizio, la durata e intensità dell’epidemia stagionale e la distribuzione geografica utilizzando la stima dell’incidenza delle sindromi simil-influenzali e attraverso l’identificazione precoce dei ceppi virali circolanti.

Modalità di trasmissione

I virus influenzali si trasmettono prevalentemente per via aerea e si diffondono molto facilmente attraverso le goccioline di saliva che il malato produce tossendo, starnutendo o semplicemente parlando, soprattutto negli ambienti affollati e chiusi. La trasmissione avviene anche per contatto diretto con persone infette (ad esempio attraverso le mani contaminate sugli occhi, sul naso o sulla bocca) o attraverso utensili o oggetti, dato che il virus dell’influenza può persistere molto a lungo e penetrare nell’organismo attraverso le mucose.

Le persone infette sono contagiose da un giorno o due prima che i sintomi compaiono, fino a circa cinque giorni dopo l’inizio della sintomatologia, talvolta fino a 10 giorni dopo. Questo significa che il virus può essere trasmesso anche da persone apparentemente sane. I bambini e le persone con sistema immunitario indebolito, possono essere contagiosi per un tempo ancora più lungo.

Sintomi

L’influenza è contraddistinta da un repentino manifestarsi di sintomi generali e respiratori, dopo un’incubazione in genere abbastanza breve (circa 1-2 giorni) e che durano solitamente per 3-4 giorni, potendo tuttavia prolungarsi per una/due settimane: febbre, che si manifesta bruscamente, accompagnata da brividi, dolori ossei e muscolari, mal di testa, grave malessere generale, astenia, mialgia, mal di gola, raffreddore, tosse non catarrale e congiuntivite.

Bambini tra i più colpiti dall’Australiana – immagine: Canva

La vera sindrome influenzale è caratterizzata dalla febbre, da sintomi delle vie respiratorie, che sono sempre interessate, e da manifestazioni generali, a carico dell’intero organismo. In particolare la febbre si presenta improvvisamente ed è in genere alta superiore ai 38°C, nei bambini con puntate anche fino a 39-40°C, accompagnata da tosse (di solito secca), dolori ossei e muscolari diffusi, mal di testa, grave malessere (spossatezza), mal di gola e naso che cola.

La tosse può essere grave e molto fastidiosa, può durare 2 o più settimane. Possono essere presenti altri sintomi come fotofobia (eccessiva sensibilità e intolleranza alla luce) e inappetenza. Non sono comuni sintomi a carico del tratto gastrointestinale, quali nausea, vomito, diarrea, poiché di solito sono provocati da virus simil-influenzali, ma possono presentarsi soprattutto nei bambini.

Complicanze

La maggior parte delle persone guarisce entro una settimana senza richiedere cure mediche e nel soggetto sano l’influenza raramente dà luogo a complicazioni. Tuttavia in alcuni casi possono verificarsi complicanze gravi o la morte nelle persone ad alto rischio, fra cui: donne in gravidanza, bambini fra i 6 mesi e i 5 anni, anziani, pazienti con malattie croniche o sottoposti a terapie che indeboliscono il sistema immunitario, obesi gravi, personale sanitario.

La complicanza più comune è la sovrapposizione di un’infezione batterica a carico dell’apparato respiratorio (che può quindi portare a bronchite, ed aggravarsi fino a sviluppare una polmonite) e dell’orecchio (otite, sinusite, soprattutto nei bambini), ma anche complicanze a carico dell’apparato cardiovascolare (miocardite) e del sistema nervoso, oltre che l’aggravamento di malattie preesistenti. Più della metà dei casi complicati si registrano nei soggetti di età superiore ai 65 anni.

Nelle persone con diabete, l’influenza può influenzare i livelli di zucchero nel sangue, causando potenzialmente iperglicemia o, nelle persone con diabete di tipo 1, chetoacidosi diabetica.

Nel caso in cui si contragga durante la gravidanza, può insorgere un travaglio prematuro (prima della 37° settimana di gravidanza), o un basso peso alla nascita del bambino. Occasionalmente può causare aborto spontaneo o parto prematuro.

La vaccinazione è fortemente raccomandata ed effettuata gratuitamente dal medico curante o dal centro vaccinale della Asl: alle persone di età pari o superiore a 65 anni e a coloro che sono in stretto contatto con anziani, a tutte le persone a rischio di complicazioni che hanno patologie croniche, le donne al secondo e terzo trimestre di gravidanza e il personale sanitario. Il periodo più indicato per vaccinarsi va da metà ottobre a fine dicembre. 

Se sono invece presenti condizioni di rischio, o altre situazioni di fragilità, meglio consultare il medico di famiglia. In particolare nel caso di: soggetti di 65 anni di età o oltre, donne incinte, presenza di malattie croniche, indebolimento del sistema immunitario – per esempio, per chemioterapia, se si sviluppa dolore al petto, mancanza di respiro o difficoltà di respirazione, o tosse con sangue, peggioramento del quadro clinico dopo una settimana. In queste situazioni, potrebbe essere necessaria una terapia farmacologica per attenuare i sintomi e aiutare a recuperare più rapidamente.

Fonte: Iss