Inquinamento, stress, e tentativo di concepimento in età avanzata. Le ragioni alla base della crescita dell’infertilità.
Si calcola che, per la donna, la possibilità di essere fecondata, se ha un rapporto nel periodo fertile, non superi il 25%, e questa probabilità decresce con l’aumentare dell’età. È classificata come “infertile” o “subfertile” la coppia che non ottiene un concepimento dopo 12 mesi di rapporti liberi e non protetti. E’ evidente, quindi, che una coppia debba concedersi un certo “periodo di prova” prima di definirsi infertile o subfertile. Ma le cause di questo fenomeno, che viene definito come una vera e propria patologia, sono diverse.
Ne parliamo con il Professor Carlo Foresta, Ordinario di Endocrinologia e Andrologia dell’Università di Padova
I dati sull’infertilità
Secondo le linee guida dell’American Society for Reproductive Medicine è giustificato iniziare accertamenti per determinare la presenza di uno o più ostacoli al concepimento solo dopo almeno 12 mesi di rapporti liberi e non protetti. Questo limite si abbassa a 6 mesi per le donne di età oltre 35 anni ed in presenza di fattori di rischio, come interventi sugli organi pelvici, pregresse gravi infezioni utero ovariche, endometriosi.

Le possibili cause dell’infertilità
Esistono varie cause d’infertilità o sub-fertilità, che possono essere così classificate in poche grandi categorie, che frequentemente possono esistere contemporaneamente. Una quota molto piccola di coppie viene definita sterile o affetta da sterilità assoluta (meno del 10%) quando sussistono condizioni che rendono impossibile l’ottenimento di una gravidanza.
Le patologie alla base di Infertilità, subfertilità o sterilità assoluta
- Tubariche/pelviche: ostruzione o chiusura delle tube di Falloppio, aderenze pelviche.
- Endometriosi: la presenza o la recidiva di una malattia spesso invalidante per la donna, ma talora asintomatica, che riduce in modo severo le probabilità di concepimento.
- Ovulatorie/ormonali: mancanza o irregolarità dell’ovulazione, cicli irregolari, iperprolattinemia, sindrome dell’ovaio micropolicistico, ridotta o assente riserva ovarica.
- Maschili: l’uomo non produce un numero sufficiente di spermatozoi, oppure essi non possiedono le caratteristiche di forma o di movimento adatti alla fecondazione, presentano anomalie strutturali oppure produce anticorpi che agiscono contro gli spermatozoi.
- Cervicali: il muco presente nella cervice uterina è ostile al passaggio degli spermatozoi per una carenza di estrogeni, per la presenza di fattori infettivi o per pregressi interventi chirurgici che hanno danneggiato le ghiandole cervicali o molto raramente perché la donna produce degli anticorpi diretti contro gli spermatozoi stessi.
- Uterine: presenza di malformazioni congenite dell’utero, miomi o di aderenze all’interno della cavità uterina oppure di fattori infiammatori a carico dell’endometrio (la mucosa di rivestimento della cavità uterina).
- Sconosciute: gli accertamenti non sono stati di grado di evidenziare una o più cause specifiche. Tale situazione va sotto il nome d’infertilità idiopatica. È spesso una diagnosi che dovrebbe essere correttamente definita come “insufficientemente indagata”, ma a cui si giunge per il lungo periodo di ricerca o l’età dei partner, che non consentono un completamento delle indagini.

Come superare l’infertilità
Uno stile di vita sano anche e soprattutto in età giovanile, un’alimentazione che tenga lontani dal rischio dell’obesità e la consapevolezza dell’età biologica in relazione al concepimento. Sono queste le tre cose fondamentali da tenere in considerazione se si vuole evitare di incorrere in questa patologia. Nel caso delle donne, però, che si trovino in questa difficile condizione e desiderino comunque dei figli, la scienza rappresenta un grande sostegno, dando la possibilità della fecondazione assistita e di cure ormonali che aiutino il concepimento.
Nei centri di sterilità la crioconservazione viene effettuata nelle donne infertili, per aumentare le chance di una gravidanza in caso di fallimento del primo ciclo di stimolazione, e nelle pazienti oncologiche che devono sottoporsi a chemioterapia. Stanno aumentando, inoltre, le richieste di social freezing anche da parte di donne ‘sane’ che, in attesa di realizzarsi nella vita di coppia e nel lavoro, decidono di congelare gli ovociti per non rinunciare al desiderio di diventare madri”.
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Eva Franceschini
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