
Indagati gli effetti dello scambio gassoso nel corpo umano in immersione. Intervista al Prof. Gerardo Bosco
Ai microfoni di Radio Wellness Gerardo Bosco, Professore Associato presso l’Università di Padova e Direttore del Master di Medicina Subacquea e Iperbarica che ci ha illustrato l’esperimento riguardante gli effetti dello scambio gassoso nel corpo umano in immersione, condotto negli abissi di Y-40 la piscina più profonda del mondo. Ascolta l’intervista: “Questo esperimento nasce da un’idea un paio d’anni fa, in collaborazione con altri laboratori statunitensi, per capire meglio lo scambio gassoso che avviene quando si effettua un’immersione, in particolare quando si trattiene il respiro. L’organismo umano è sottoposto ad uno stress molto importante per gli apparati respiratorio e cardiocircolatorio, dovuto a quelle che sono delle leggi fisiche dei gas ma anche le leggi dell’aumento della pressione ambientale. Ogni 10 metri la pressione aumenta di un’atmosfera con una corrispondente riduzione dei volumi polmonari in profondità”. Che cosa succede al corpo umano e come cambiano il volumi dei gas in profondità? “La prima modificazione che si induce nell’organismo umano durante un’immersione, in particolar modo sospendendo volontariamente il respiro, è quella di richiamare il sangue nel torace, un meccanismo di difesa per risparmiare l’energia. Questa riduzione dei volumi ha una corrispondente aumento della somma totale delle pressioni parziali dei gas. Se partiamo da un valore di pressione parziale arteriosa dell’ossigeno nel sangue di circa 100mm di mercurio fuori dall’acqua, abbiamo misurato un aumento di questo valore raggiunti i 40 metri di profondità. La cosa curiosa che abbiamo ottenuto da questa sperimentazione è che non tutti soggetti hanno questo aumento, in alcuni si registra anche una diminuzione. Un campanello d’allarme per studiare ancora meglio la fisiopatologia dell’immersione in quanto da un lato miriamo a ridurre il rischio di sincope da apnea, dall’altro lato è importante ottenere questi numeri perchè hanno una prospettiva in clinica medica per quelli che possono essere stress respiratori, non solo legati all’invecchiamento ma anche a patologie restrittive ostruttive.”
Redazione
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