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Il giradito, cos’è e come curarlo

Il giradito o patereccio è un’infezione batterica da stafilococco o streptococco che colpisce  in genere le estremità delle dita della mano.

Tra le cause di questa infezione ci sono le scorrette abitudini come mangiarsi le unghie e le pellicine. Il giradito si presenta con l’arrossamento della punta delle dita colpite dall’infezione e provoca forte dolore. In caso di giradito la prima cosa da fare è rivolgersi a uno specialista, per impostare una terapia antibiotica corretta ed eventuali medicazioni. Il patereccio non è pericoloso, ma estremamente fastidioso.

Che cos’è il giradito?

Il nome scientifico del giradito è perionissi. Si tratta di un’infiammazione che colpisce la zona attorno all’apparato ungueale delle dita di mani e/o piedi, spesso associata ad un’infezione generata da batteri quali lo stafilococco o lo streptococco, funghi, virus che riescono ad oltrepassare la barriera lesionata dell’epidermide e a volte riesce anche ad infiltrarsi negli strati di cute sottostanti, causando un’infezione sottocutanea del polpastrello, definita patereccio ci spiegano gli specialisti di Humanitas.

Le cause

Come già accennato, tra le cause di questa infezione possiamo indicare:

  • Scorrette abitudini: tra le più comuni mangiarsi le unghie e le pellicine, una pratica che potrebbe creare piccole lesioni, accessi per i batteri che vivono nella cute per arrivare nei tessuti sottocutanei. 
  • Lesioni o ferite non disinfettate;
  • L’utilizzo di agenti chimici che alterano l’epitelio protettivo delle dita.

Queste alterazioni diventano “porte” per i batteri quali lo streptococco e lo stafilococco (presenti nella flora della pelle), ma anche di virus e funghi.

L’esempio più tipico di virus è l’Herpes Simplex

Il fungo più comune causa del patereccio è la Candida albicans. Il patereccio cronico può invece avere origine dal diabete o in soggetti immunodepressi affetti da HIV o trapiantati.

Sintomi del giradito

Il patereccio o giradito si manifesta generalmente con: rossore, gonfiore, calore al tatto, dolore.

I sintomi si localizzano alla base o ai lati dell’unghia dove è presente la lesione. Nel giradito di origine batterica possono formarsi pustole purulente giallo/verdastro. Nella forma erpetica è invece possibile trovare delle piccole bolle/vescicole chiare.

Il patereccio non va sottovalutato specie in soggetti immunodepressi: l’infezione può evolvere e portare febbre, astenia, perdita di peso, ipotensione fino allo shock settico.

La durata dei sintomi può variare: dipende all’agente patogeno, dalla tempestività di intervento e dall’efficacia del trattamento. Per le infezioni batteriche parliamo di alcuni giorni, per l’affezione di tipo erpetica generalmente 15-20 giorni, per i funghi dai 3 ai sei mesi

La diagnosi

Alla diagnosi si arriva con l’osservazione, il monitoraggio dei sintomi e la storia del paziente. Generalmente la diagnosi di patereccio è quindi clinica. Ma è possibile eseguire tamponi per raccogliere materiale per poter eseguire un indagine colturale e se serve arrivare a fare un antibiogramma per prescrivere una terapia mirata. Nel caso di patereccio erpetico, si può utilizzare possibile utilizzare un particolare esame che rileva specifiche alterazioni epiteliali causate da questo virus. Un’ulteriore analisi, più approfondita, è la biopsia che permette di caratterizzare al meglio la lesione.

Il giradito si manifesta nelle mai e piedi

La terapia

La terapia per curare il giradito è centrata sulla sua causa. Generalmente viene utilizzata una terapia in loco: creme o unguenti. Per le forme batteriche vengono prescritte pomate antibiotiche e impacchi. Sono generalmente aminoglicosidi associati a cortisonici.

Nel caso in cui l’agente patogeno sia un fungo, vengono utilizzati antimicotici. Nel caso di patereccio erpetico viene utilizzato un antivirale associato ad antinfiammatori per calmare i sintomi

Quando rivolgersi a uno specialista? 

Allo specialista, al dermatologo nello specifico, ci si rivolge anche nella fase dello sviluppo del giradito e nel caso che non si risolve entro 2-3 giorni. Per i farmaci “fai da te”, il rischio è quello di utilizzare creme o unguenti antibiotici non specifici per il tipo di batterio, favorendo così infezioni più gravi.

Foto Pexels