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Giornata Mondiale della Polmonite, il 12 novembre per tenere alta l’attenzione

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Tenere alta l’attenzione sulla polmonite, promuovere la vaccinazione anti-pneumococcica come arma efficace di prevenzione, riaprire i centri antifumo con corsi finalizzati a smettere di fumare. Sono alcuni dei percorsi per combattere le polmoniti, patologie che nel 2019 hanno provocato 2,5 milioni di morti in tutto il mondo

Il 12 novembre ricorre la Giornata Mondiale della Polmonite (World Pneumonia Day).

La polmonite – un’infezione dei polmoni che può interessarne uno o anche entrambi – è una patologia infettiva che si presenta con elevata incidenza nelle nostre realtà, anche in epoca pre-Covid, e che a livello globale determina il più alto numero di morti: 2,5 milioni nel 2019 fra cui quasi 700.000 bambini. Una malattia potenzialmente curabile e prevenibile.

“La vaccinazione anti-pneumococcica è uno strumento efficace per prevenire la polmonite e le sue complicanze – dichiara Roberto Mantovani, Direttore dell’Unità Operativa di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Azienda USL di Ferrara –. Durante le visite ambulatoriali, a seconda della problematica del paziente, consigliamo la vaccinazione antinfluenzale e antipneumococcica in accordo con il Servizio di Igiene Pubblica”.

La vaccinazione antipneumococcica viene offerta attivamente e gratuitamente in età pediatrica (nel corso del primo anno di vita), alle persone di qualunque età con patologie croniche che rappresentano un fattore di rischio per lo sviluppo di malattie invasive da pneumococco e, dal 2017, alle persone che compiono 65 anni nell’anno in corso.

Polmonite e fumo, stretta correlazione

Nella lotta contro la polmonite, è importante anche la battaglia contro il fumo. “Stiamo lavorando per la riapertura dei centri antifumo nel 2023, interrotti durante l’emergenza Covid ma importanti per aiutare i fumatori nella cessazione del fumo, quale strumento di grande prevenzione non solo per le polmoniti ma per tutte le patologie dell’apparato respiratorio” anticipa il dott. Mantovani.

Polmonite e fumo di sigaretta, stretta correlazione – immagine: Canva

I pazienti con polmonite grave, che richiedono un trattamento in ambito ospedaliero, hanno rappresentato nel 2019 oltre il 7% delle diagnosi di ricovero nell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara. Nell’Unità Operativa di Pneumologia del S. Anna – diretta del prof. Alberto Papi – i pazienti con polmonite sono stati oltre il 30% dei pazienti ricoverati nel 2019. Una problematica clinica quindi molto comune nelle nostre realtà, anche in forma severa. Il Covid-19 ha sicuramente aggravato la situazione; a livello polmonare, infatti, l’infezione da Sars-Cov2 determina una polmonite particolare a focolai multipli in entrambi i polmoni.

Polmonite, infiammazione dei polmoni

La polmonite è un’infezione dei polmoni che può interessarne uno o anche entrambi. Questa malattia porta ad un’infiammazione del polmone, con accumulo di liquidi e cellule infiammatorie negli spazi alveolari dove normalmente avviene la respirazione. Questo impedisce che avvengano i normali scambi polmonari che fanno entrare l’ossigeno e allontanare l’anidride carbonica. La polmonite può essere di diversa gravità: dalle forme lievi simili all’influenza, sino alle forme gravi con insufficienza respiratoria (quando i polmoni non riescono più a svolgere in maniera adeguata la loro funzione per garantire l’ossigeno all’organismo) e talvolta anche mortale.

L’evoluzione della patologia è legata a diversi fattori: dall’età, alle patologie respiratorie preesistenti, alle concomitanti altre patologie e alle cause dell’infezione. Il batterio più comunemente implicato è lo Pneumococco e il virus che si riscontra più facilmente è quello influenzale. Per entrambi gli agenti infettivi sono disponibili efficaci vaccinazioni (anti pneumococcica e antiinfluenzale), altamente raccomandate negli anziani e soggetti a rischio (ad esempio con patologie respiratorie o cardiologiche). Altre vaccinazioni sono raccomandate dal piano nazionale in queste popolazioni per ridurre il rischio di eventi infettivi, come la pertosse, che nei soggetti fragili e anziani possono determinare quadri clinici importanti a livello polmonare.

Inquinamento ambientale

L’inquinamento ambientale contribuisce in maniera sostanziale ad aumentare i gravi rischi della polmonite. Sono i pazienti fragili, in età infantile e in età avanzata in particolare, ad essere più esposti ai rischi più elevati. E sono i Paesi più poveri a pagarne il costo più alto: il 90% delle morti per polmoniti avviene in questi paesi.

Inquinamento ambientale, fattore di rischio – immagine: Canva

“Per le varie tipologie di polmonite – mette in rilievo il prof. Papi – valgono le norme di prevenzione, fra cui: vaccinazione (abbiamo vaccini efficaci per i germi responsabili: dall’anti-influenzale, all’anti-pneumococcico, al vaccino per il Covid-19), evitare il fumo di sigaretta che riduce le difese dell’apparato respiratorio, compresa l’esposizione al fumo passivo (in particolare nell’età infantile). Le misure per la riduzione dell’inquinamento ambientale potranno ulteriormente contribuire a ridurre i rischi gravi che possono produrre le polmoniti: una vera emergenza sanitaria nei Paesi poveri, e non solo”.

Fonte: ausl.fe.it