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Giornata Internazionale dell’Infermiere, cos’è e perché la celebriamo

Dovessimo scegliere un’immagine di questi ultimi, lunghi mesi di pandemia avremmo qualche dubbio. Di sicuro però non possiamo non aggiungere i volti stanchi degli infermieri che hanno vissuto l’emergenza quotidiana in prima linea. A loro è idealmente dedicata la Giornata Internazionale dell’Infermiere, una celebrazione che vuol ribadire l’importanza di una figura essenziale per il nostro sistema sanitario.

Giornata Internazionale dell’Infermiere, perché il 12 maggio?

Si è scelto di festeggiare la Giornata Internazionale dell’Infermiere in questa data perché in questo giorno nacque Florence Nightingale, la prima donna a dare al ruolo delle infermiere e degli infermieri una struttura ben precisa.

L’infermieristica non è semplicemente tecnica, ma un sapere che coinvolge anima, mente e immaginazione

Florence Nightingale
Un’immagine di Florence Nightingale

Una vera rivoluzionaria

Nata a Firenze da una famiglia molto agiata di origini inglesi, la Nightingale decise in giovane età di dedicare la sua vita alla cura del prossimo, in pieno accordo con i precetti del cristianesimo. Rinunciò a tutto per questa missione, nonostante la strenua opposizione della famiglia che per la ragazza sognava una vita meno sacrificata e più borghese.

Nell’800 la professione d’infermiera era decisamente sottostimata. Oltre che difficilissima da svolgere in situazioni precarie e pericolose come i numerosi scenari di guerra. Dal 1844 Florence divenne la principale sostenitrice della riforma degli ambulatori delle workhouses, le case popolari. Essenziale fu nel 1847 l’incontro con il politico inglese Sidney Herbert, che la spinse a partecipare alla guerra di Crimea in qualità di infermiera.

La vita al campo si dimostrò difficilissima per la Nightingale che tuttavia ebbe modo di sperimentare nuove tecniche di cura apprese durante il suo apprendistato presso il Kaiserswerth di Düsseldorf, un ospedale molto avveniristico per la sua epoca.

Gli infermieri e le ostetriche sono la spina dorsale di ogni sistema sanitario: nel 2020 chiediamo a tutti i paesi di investire in infermieri e ostetriche come parte del loro impegno per la salute di tutti

Tedros Adhanom, direttore generale dell’OMS

Giornata Internazionale dell’Infermiere, per il bene di tutti

Come si legge dal sito della FNOPI, la Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, il tema scelto quest’anno in occasione delle celebrazioni della Giornata Internazionale dell’Infermiere è «OVUNQUE PER IL BENE DI TUTTI – Infermieristica di prossimità per un sistema salute più giusto ed efficace».

«La nostra Federazione – si legge nel comunicato – intende infatti dare ancora una volta il proprio contributo per disegnare il futuro del Servizio sanitario nazionale, valorizzando le eccellenze della professione infermieristica in un ambito specifico, l’assistenza territoriale, che si è rivelata il tallone d’Achille del Paese al cospetto della pandemia da Covid-19».

Ciò che viene chiesto dunque è che si rimetta il ruolo degli infermieri al centro di questa rivoluzione copernicana. Non è un caso che la FNOPI si sia fatta portavoce dell’introduzione della figura dell’Infermiere di famiglia e comunità, sancita dal Patto per la Salute 2019-2021, e quindi sistematizzata dalla Conferenza delle Regioni nel 2020, Anno mondiale che l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva dedicato agli Infermieri. Proprio nel bicentenario della nascita di Florence Nightingale.

Chi è l’infermiere di famiglia?

È un professionista della salute che lavora per la promozione della salute e del benessere della comunità. Cerca di aumentare il controllo delle persone sulla loro salute. È punto di riferimento, secondo le Regioni, per tutta la popolazione (ad es. per soggetti anziani, per pazienti cronici, per istituti scolastici ed educativi che seguono bambini e adolescenti, per le strutture residenziali per non autosufficienti, ecc.).

In situazioni di particolare caos organizzativo, come il COVID-19 ha dimostrato, il suo intervento può essere orientato alla gestione di un target di popolazione specifica.

Lavora in modo proattivo e intercetta autonomamente i suoi assistiti di cui conosce le problematiche di salute. Insomma, il suo ruolo potenzia di fatto la rete sociosanitaria con un’azione mirata all’interno delle comunità.

  1. Fa una valutazione dei bisogni di salute.
  2. Conosce i fattori di rischio prevalenti nel territorio di riferimento.
  3. Stende piani assistenziali infermieristici.
  4. Monitora l’aderenza terapeutica.
  5. Collabora a strategie assistenziali di continuità ospedale territorio.

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Francesca Fiorentino

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