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Bullismo e Cyberbullismo, una Giornata per parlarne

Nella Giornata internazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, i dati parlano di un fenomeno diffuso in maniera molto preoccupante. Un ragazzo su 4 in Italia dichiara di esserne, o esserne stato, vittima. Il mondo degli adulti deve interrogarsi

Il 7 febbraio 2023 ricorrono i 20 anni del Safer Internet Day, la Giornata mondiale per la sicurezza in Rete promossa dalla Commissione Europea e celebrata in contemporanea in oltre 100 nazioni. 

Con l’aiuto del prof. Pietro Ferrara, Referente SIP, Società Italiana di Pediatria, per l’abuso e il maltrattamento abbiamo cercato delle risposte.

Ascolta l’intervista integrale.

Se il bullo si sposta sul web, i suoi colpi feriscono molto di più.

Sono concordi i terapeuti, gli educatori, anche i giudici che hanno il compito di trovare una strada per il recupero dei bulli: i social, e più in generale la rete, costituiscono il mezzo più crudele e inesorabile per lo sfogo dei violenti.

“Una volta conoscevamo le forme di violenza fisica o verbale diretta – ci spiega il professor Ferrara –  oggi attraverso gli strumenti telematici il cyberbullismo è diventato  una vera a propria piaga: 1 ragazzo su 4 ne è vittima mentre si abbassa l’età del prepotente che oggi inizia ad esserlo già tra i 7 e gli 8 anni. I dati addirittura potrebbero essere anche sottostimati”.

Identikit del bullo

Sia le vittime che gli autori delle violenze hanno una sofferenza nascosta e molto profonda. Sembra paradossale ma sia bullizzati che bulli che hanno molto in comune.

“L’humus familiare che spesso sta alla base delle vite di questi ragazzi è molto simile: un ambiente che non ha saputo prevenire e poi riconoscere il disagio, la sofferenza. Anzi, è proprio il loro ambiente di provenienza ad aver determinato il loro malessere. Sia  vittime che autori vanno aiutati.

Dobbiamo innanzitutto proteggere le vittime poiché le conseguenze psicologiche di queste violenze anche a distanza di anni possono essere devastanti. Gli esperti sostengono che obesità, anoressia, depressione, fino al gesto estremo del suicidio nei giovani possano essere strettamente correlati ad abusi subiti da coetanei anche anni prima. Il bambino o ragazzo bullizzato è spesso insicuro, timido, introverso.

Alla base del sopruso c’è la discriminazione che può essere religiosa, di genere, ambientale. La cybervittima non ha vicino persone che possono aiutarla”.

Gli osservatori passivi

Non esiste bullo senza osservatori passivi. Il violento ha bisogno di avere il suo “pubblico” che spesso lo incita, riprende o fotografa con il telefonino o anche semplicemente finge di non vedere.

Chi è spettatore connivente di atti di bullismo ha pari responsabilità di chi commette quelle violenze.

Bullismo in rete

“Il cyberbullismo ha caratteristiche diverse da quello compiuto di persona – continua il prof. Ferrara che è anche giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Roma – si può fare quando si vuole, c’è un presunto anonimato, e sottolineo presunto perché in rete si lasciano delle tracce e i bulli vengono regolarmente individuati, e poi il cyberbullo non vede la sofferenza della sua vittima e questo aggrava la situazione”.

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Come aiutare carnefici e vittime di bullismo

“Oggi l’autore di violenza verbale o fisica nei confronti dei pari viene aiutato non colpevolizzato e punito. Spesso questi ragazzi sono a loro volta vittime dell’indiffferenza delle famiglie e in generale degli adulti che dovrebbero guidarli.

Grazie alla legge 71 del 2017 si sono fatti molti passi avanti a tutela della vittima, come ad esempio aver identificato il cyberbullismo.

Da tanti anni poi è possible bloccare una chat o una mail per tutelare chi viene bersagliato.

I consigli per arginare il cyberbullo sono di non rispondere, di bloccare e filtrare la mail, cambiare indirizzo ma soprattutto la parola d’ordine è parlarne con i genitori, con gli educatori, gli insegnanti oppure direttamente con la Polizia Postale”.

Cosa possiamo fare contro il bullismo

“Oggi si sta facendo di più rispetto al passato – sottolinea il prof. Ferrara – perché ci si è resi conto di quanto sia diffuso e di quali possono essere le conseguenze anche a distanza di molti anni. In lockdown poi il rischio di essere vittima di bullismo è aumentato moltissimo per cui è fondamentale che tutti ci si muova”.

La scuola resta il luogo nel quale parlare direttamente ai ragazzi, perché i bulli possano fermarsi e le vittime imparare a non farsi annientare.

Caratteristiche del bullismo

La SIP, Società Italiana di Pediatria, riporta molto chiaramente nel suo sito la definizione di bullo e di bullismo, con alcuni consigli per i genitori su come riconoscere i campanelli d’allarme sia per le vittime di cyberbullismo che per gli autori delle violenze.

Anche la Polizia Postale nel suo sito chiarisce bene che cosa si intende per cyberbullismo con alcune importanti precisazioni:

  • Sul web ogni comportamento può essere tracciato, ricostruito e denunciato alla Polizia Postale e delle Comunicazioni, se arreca danno a chi lo subisce.
  • Al compimento dei 14 anni, i ragazzi diventano penalmente responsabili delle loro azioni sul web (imputabili)
  • Gli insegnanti in quanto pubblici ufficiali hanno l’obbligo di denunciare fatti penalmente rilevanti (reati) commessi o subiti dagli studenti
  • Diffamazioni, minacce e insulti in rete devono essere denunciati dalle vittime (cd. procedibilità a querela di parte): è importante informare le famiglie degli studenti su cosa sta succedendo e sul loro diritto di fare una segnalazione o sporgere denuncia.

Altri link utili: Polizia postale

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