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Virus. Fabrizio Pregliasco: “Troppa pressione sugli ospedali, il Dpcm era necessario”. E sulla terza ondata: “Dobbiamo contenerla”

La divisione in aree dell’Italia, la seconda ondata, gli ospedali sotto pressione. Il virologo Fabrizio Pregliasco fa il punto sull’attuale situazione della pandemia e dice: “Dobbiamo evitare la terza ondata”. Ascolta l’intervista integrale al prof. Fabrizio Pregliasco, virologo, Università degli Studi di Milano
Pregliasco sulla divisione in 3 zone
“La disposizione stringente era necessaria su tutto il territorio nazionale (nuovo Dpcm con suddivisione in 3 zone di criticità connotate da 3 diversi colori) ci dice il professor Fabrizio Pregliasco – perché l’incremento esponenziale che stiamo vivendo fa temere una situazione che potrebbe diventare importante da novembre in poi per gli ospedali. La  scelta ha cercato di trovare un meccanismo oggettivo, da mettere a punto magari in qualche sua parte, ma che possa alleviare il carico.
fabrizio pregliasco
prof. Fabrizio Pregliasco, virologo
E’ chiaro  – prosegue l’esperto – che non esiste un manuale per gestire la pandemia in ogni sua fase, ma io andrei oltre l’aspetto dei colori. Come singoli cittadini abbiamo l’indicazione, per quanto possibile, di ridurre i contatti interumani. Sappiamo che ogni  contatto porta con sè il rischio di diffondere il virus. Poi ci sono alcuni obblighi, per esempio per i ristoranti: quando siamo al ristorante abbassiamo la mascherina per mangiare, parliamo con le persone, è di certo anche un momento “sociale” e quindi più rischioso. Ecco perché nelle zone rosse si è deciso di chiuderli completamente. Il messaggio in generale deve essere: posticipiamo tutto ciò che possiamo posticipare“.
Pregliasco sul virus
Da più parti arriva la convinzione che il virus che stiamo combattendo ora sia più aggressivo del precedente. Il prof. Pregliasco su questo non è d’accordo: “Il virus è ancora uguale a quello che ci ha colpito a marzo. E’ vero che ce ne sono 5 sottotipi e alcuni hanno mostrato una maggior diffusività ma il virus non ha modificato le sue caratteristiche”.
Abbiamo abbassato troppo la guardia?
Fabrizio Pregliasco prosegue: “Con il lockdown di marzo abbiamo ridotto la diffusione del contagio, poi con la riapertura abbiamo aumentato le occasioni di contatto. Adesso la diffusione è ancora più ampia della prima ondata e coinvolge tutto il territorio  nazionale. Adesso però notiamo che il virus ha una peculiarità: nella stragrande maggioranza dei casi provoca delle infezioni che non danno sintomi e questa è la via principale per la trasmissione in famiglia del virus. Ricordiamo che si tratta di un virus banale, a basso rischio specifico. Lo 0,7 % di chi si ammala va in terapia intensiva  ma si fa presto a fare il calcolo: nel momento in cui i numeri complessivi sono molto alti allora quello 0,7% diventa un numero ragguardevole”.
lavarsi le mani
Lavarsi spesso le mani
Pregliasco: dobbiamo arginare la terza ondata
“Ora stiamo vedendo la seconda ondata e potrebbe esserci anche la terza, del resto ce lo insegna la storia delle pandemie passate, la spagnola ad esempio. Noi dobbiamo lavorare per convivere come meglio possiamo con questo. Un tempo non c’era prevenzione, non si sapeva quasi nulla delle infezioni. Oggi invece  possiamo intervenire, ad esempio con i decreti governativi ma anche con le protezioni, i corretti comportamenti (distanziamento, mascherine, igiene), la conoscenza del virus, in modo da poterci convivere come meglio possiamo. Perché di questo si tratta: di cercare di vivere con il virus, i focolai si susseguiranno nonostante le disposizioni. Dobbiamo evitare una vera e propria terza ondata in modo da avere solo delle ondulazioni. Questa sarà la nostra “normalità” ancora per quest’anno e almeno per tutto il 2021.”
Ultimi studi sul virus
Secondo uno studio italo-americano pubblicato sulla rivista Nature Immunology da immunologi della Columbia University in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli ‘Luigi Vanvitelli’ e diretto da Matteo Porotto i bambini eliminano il virus in maniera più efficiente e rapida rispetto gli adulti. Questo potrebbe anche indicare che i bambini restano contagiosi per meno tempo e quindi non hanno un gran ruolo nel diffondere l’infezione. Queste le evidenze emerse, sottolineate dallo stesso prof. Porotto e riportate dall’agenzia Ansa. Lo studio si è basato sull’analisi del profilo anticorpale di 47 bambini e 32 adulti. È emerso che i bambini infettati dal Sars-CoV-2 presentano pochi anticorpi contro ‘spike’, la proteina con cui il coronavirus riesce a penetrare nelle cellule umane. I piccoli presentano anche pochi anticorpi neutralizzanti, segno che il virus non si diffonde nel corpo del bambino, infettando poche cellule, e che quindi i piccoli si liberano del virus in meno tempo dell’adulto. Leggi anche il nostro articolo sulla divisione in aree prevista dall’ultimo Dpcm 
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Dorotea Rosso Fonte immagini: Pexels ©2020 RadioWellness®