Gli specialisti infettivologi della SIMIT e gli epatologi di AISF lanciano l’allarme: “Dopo la pandemia l’Italia non è più in linea con l’obiettivo OMS di eliminare l’Epatite C entro il 2030”
Epatiti, un piano per combatterle
Come ogni anno oggi si celebra la Giornata Mondiale delle Epatiti promossa dall’OMS. Un anniversario reso più importante dalla riduzione degli screening che ha colpito queste patologie: pesa, infatti, l’attenzione riservata alla pandemia da Sars-Cov-2.
L’esame delle notifiche pervenute al Sistema Epidemiologico Integrato delle Epatiti Virali Acute, il numero di casi notificati di epatite virale è in netta flessione a partire da marzo 2020 rispetto agli anni precedenti. Una diminuzione che, con buona probabilità, può essere correlata anche alle misure di contenimento adottate per la pandemia.
Proprio questi dati devono spingere a non perdere l’attenzione sulle epatiti, per le quali esistono forme di prevenzione e di trattamento molto efficaci. L’impegno per sconfiggere questi virus viene portato avanti dagli infettivologi della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali e dagli epatologi dell’AISF – Associazione Italiana per lo Studio del Fegato.

Calo Epatiti, la pandemia rallenta lo screening per le patologie del fegato
“La pandemia ha rallentato la marcia dell’Italia verso l’eliminazione dell’Epatite C – evidenzia il professor Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT –. A febbraio 2020, il governo ha stanziato 71,5 milioni di euro per effettuare gli screening tra i nati tra il 1969 e il 1989, oltreché tra tossicodipendenti e detenuti. Alcune regioni si sono già attrezzate, altre stanno affinando i modelli”
È un impegno di primaria importanza, visto che l’Epatite C è ancora altamente endemica in Italia, con centinaia di migliaia di persone che devono essere diagnosticate. Per quanto riguarda invece la A e B, invece, si hanno a disposizione vaccini validissimi, che permettono di prevenire l’infezione. Per l’HBV in Italia il vaccino viene somministrato intorno ai 12 anni; per la A deve essere fatto dalle persone a rischio. Per quest’ultima non vi sono farmaci, mentre per la B le terapie disponibili permettono di controllare l’infezione, ma non di eradicarla; la vaccinazione resta, quindi, l’arma principale.

Epatiti, quali conseguenze e quali soluzioni
L’attenzione dei clinici è rivolta soprattutto alle Epatiti B e C, quelle dagli effetti più gravi, talvolta letali. Sono considerate una minaccia per la salute pubblica, in quanto se cronicizzano, provocano complicanze nel tempo anche fatali come la cirrosi e il tumore epatico.
Tuttavia, la B può essere prevenuta con il vaccino, mentre la C si può curare con farmaci efficaci e risolutivi, tanto che l’OMS aveva fissato l’obiettivo della sua eliminazione entro il 2030, un risultato reso raggiungibile grazie ai nuovi farmaci antivirali ad azione diretta (DAA), che permettono di eradicare il virus in maniera definitiva, in tempi rapidi e senza effetti collaterali.
Epatite C, difficile eliminarla
Come riportato dai dati dell’Istituto Superiore della Sanità, nel 2020 sono stati segnalati 19 nuovi casi di epatite C acuta, con un’incidenza di 0,04 casi per 100mila abitanti, un dato probabilmente sottostimato per la pandemia. “In questo anno e mezzo vi è stata una diminuzione significativa sia delle diagnosi che dei pazienti trattati – sottolinea il professor Alessio Aghemo, Segretario AISF.
Solo a maggio 2021 la situazione è migliorata, sebbene l’accesso alle strutture sanitarie sia ancora limitato, e incomba il rischio di una nuova emergenza. A causa di questo rallentamento nei trattamenti di eradicazione dell’Epatite C, l’Italia non è più in linea con l’obiettivo dell’OMS, che si sarebbe potuto perseguire solo con il trattamento di 30-45mila pazienti l’anno, un ritmo di marcia ampiamente disatteso.
Gli effetti sul lungo periodo rischiano di essere particolarmente negativi: gli studi realizzati da AISF sull’impatto della pandemia a livello mondiale prevedono un notevole incremento di morti da qui a venti anni, a causa di mancate diagnosi e controlli; sebbene l’Epatite C abbia una lenta progressione, le sue conseguenze possono essere letali.
“La Giornata Mondiale contro le Epatiti serve per non dimenticare queste patologie – aggiunge Marcello Tavio, Presidente SIMIT –. Ci sono diversi programmi volti a ricercare il “sommerso”, per eliminare l’infezione da strati sempre più ampi della popolazione. Istituzioni e società scientifiche sono da anni impegnate in queste attività di screening e trattamenti, recentemente rallentate dal Covid, ma adesso, grazie alla campagna vaccinale, abbiamo l’occasione di ripartire e di mettere in pratica le strategie precedentemente ipotizzate”.
Leggi anche il nostro articolo “Studio sulle malattie genetiche”
Fonte: redazione e Studio Diessecom
Immagini: Pexels e Sudio Diessecom
©2019 Radio Wellness®