Circa sei milioni di italiani soffrono di emicrania, di cui quattro milioni sono donne e il dato è sottostimato. Il mal di testa si conferma una malattia cronica invalidante che ha effetti pesanti anche sulla qualità della vita di chi ne soffre
L’emicrania è una malattia cronica, la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante che colpisce circa sei milioni di italiani, di cui quattro sono donne. Sebbene la malattia abbia un altissimo costo umano, sociale ed economico, tuttavia è ancora percepita dai pazienti come “invisibile” e banalizzata a “semplice mal di testa”.
Per questo Fondazione Onda ha presentato alle Istituzioni un documento e un Manifesto che mettono in luce le principali criticità legate alla diagnosi e alla terapia dell’emicrania con un focus sulle strategie per garantire ai pazienti una presa in carico tempestiva ed efficace, anche attraverso modelli innovativi, per migliorare l’appropriatezza delle cure.
La dott.ssa Maria Clara Tonini, Neurologo, responsabile il Centro per la Diagnosi e Cura delle Cefalee, Clinica San Carlo, Paderno Dugnano (Milano) e docente presso l’Associazione Scuola Cefalee ci ha tracciato un quadro della patologia, con un focus particolare sull’emicrania nella donna.
Ascolta l’interessante intervista nel podcast che segue
Emicrania, patologia al femminile
“L’emicrania è una patologia che colpisce soprattutto le donne – ci ha detto la dott.ssa Tonini – e attenzione a non confonderla con il mal di testa, quello è il sintomo della malattia. Si tratta di una patologia di genere che colpisce la donna con una netta prevalenza rispetto all’emicrania maschile.
Si tratta di malattia importante data la diffusione e l’aspetto legato alla cronicità, dall’adolescenza o dalla prima età adulta (intorno ai 20-30 anni) continua fino all’età anziana. Nella donna poi l’emicrania ha maggiore rischio di trasformarsi da episodica (pochi attacchi al mese) alla forma cronica (più di 15 attacchi al mese di mal di teta). La maggiore incidenza nella donna è causata dall’influenza degli estrogeni, cioè la caduta repentina degli estrogeni nel periodo pre -mestruale conferisce una suscettibilità neuroendocrina agli attacchi di emicrania.
L’uomo ha un contenuto più basso di estrogeni, il che conferisce la minore incidenza rispetto alla donna”.
Diagnosi dell’emicrania
Per una corretta e tempestiva diagnosi è importante che il medico faccia una buona raccolta dati sulla storia della persona.
“Se al comune mal di testa si associano nausea, vomito, fastidio ai suoni e alla luce e fastidio a volte anche agli odori allora possiamo essere in presenza di emicrania – ha proseguito l’esperta. Si devono poi considerare intensità e durata degli attacchi. Il problema è che il mal di testa può essere preceduto da sintomi premonitori dell’attacco: irritabilità, tono depresso, voglia di mangiare certi cibi particolari. Poi arriva l’attacco che può durare anche diversi giorni e che lascia degli effetti per alcuni giorni ancora: diminuzione dell’attenzione, stanchezza… Un attacco di mal di testa può essere un vero e proprio tsunami“.
Le cure
“Ci sono due approcci alla cura della patologia: bloccare l’attacco e ridurre frequenza e intensità dello stesso. Nel primo caso ci sono i farmaci tra cui i triptani che bloccano l’attacco. Per agire poi come profilassi oggi ci sono gli anticorpi monoclonali, terapie rivoluzionarie che bloccano il “click” che accende l’attacco di mal di testa e questo aspetto è davvero molto importante”.
L’emicrania poi porta a fare delle importanti considerazioni sulla qualità della vita di chi ne soffre e di chi le/gli sta accanto. La medicina narrativa può offrire un approccio integrato a quella tradizionale.
“Il medico si pone in ascolto dei problemi del paziente non solo dal punto di vista clinico – ha concluso la dott.ssa Tonini – ma anche psicologico, sociale in modo da evidenziare gli aspetti meno attenzionati. La medicina narrativa pone l’attenzione sull’ importanza dell’aspetto bio-psico-sociale per creare maggiore dialogo col paziente per considerare tutta la sua sfera, soprattutto per malattie croniche come questa”.
Dorotea Rosso
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