Durante la pandemia da covid19 triplicate morti per infarto
Seguiamo l’intervista al Prof. Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC): Secondo una ricerca condotta su 54 ospedali del nostro Paese dall’inizio della pandemia la mortalità per infarto è triplicata. Le cause: mancanza di cure o i ritardi con i quali si chiede aiuto. L’allarme della Società italiana di cardiologia. I dati sono allarmanti: dall’inizio della pandemia da coronavirus la mortalità per infarto in Italia è passata dal 4.1% al 13.7%. Lo rileva uno studio nazionale condotto in 54 ospedali e che a breve verrà pubblicato sulla rivista European Heart Journal.
Le cause di questo aumento sono due: la mancanza di cure (la riduzione dei ricoveri e’ stata infatti ben il 60%) o i ritardi con i quali si ricorre agli ospedali, causati dalla paura del contagio.
Questa situazione rischia di bruciare 20 anni di prevenzione, temono i medici. Gli esperti avvertono: abbassare la guardia sulle malattie cardiovascolari, responsabili di circa 260mila decessi ogni anno, e non ricostruire la rete dell’emergenza cardiologica, potrebbe essere molto pericoloso.
“Se questa tendenza dovesse persistere e la rete cardiologica non sarà ripristinata, ora che è passata questa prima fase di emergenza, avremo più morti per infarto che di Covid-19”, spiega il professor Ciro Indolfi, Ordinario di Cardiologia Università Magna Graecia di Catanzaro e presidente della Società Italiana di Cardiologia (Sic). “L’organizzazione degli ospedali e del 118 in questa fase è stata dedicata quasi esclusivamente al Covid-19 – spiega – e molti reparti cardiologici sono stati utilizzati per i malati infettivi e per timore del contagio i pazienti ritardano l’accesso e arrivano in condizioni sempre più gravi, con complicazioni che rendono molto meno efficaci le cure salvavita come l’angioplastica primaria”.
“Nonostante la pandemia Covid 19 si sia concentrata nel Nord Italia – prosegue Indolfi – la riduzione dei ricoveri per infarto è stata registrata in modo omogeneo in tutto il Paese: Nord e Sud 52,1% e 59,3% al Centro.
“Neppure ora che si è attenuata la fase più acuta della pandemia – ha detto Indolfi – i pazienti hanno ripreso a rivolgersi agli ospedali, pertanto è indispensabile fare una corretta informazione”. Due i consigli che il professor Indolfi suggerisce: “Prevedere negli ospedali dei percorsi per i pazienti cardiopatici e poi non aspettare, in caso di dolore al petto con difficoltà respiratorie e sudorazione, allora chiamate immediatamente il 118”.
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