
Diabete di tipo 1: nuove evidenze sul futuro dell’erogazione automatizzata di insulina
L’evoluzione tecnologica ha permesso negli ultimi anni di andare incontro ai pazienti con diabete di tipo 1 dotandoli di sistemi automatizzati per l’erogazione della terapia insulinica, i cosiddetti AID (Automated Insulin Delivery) systems, disponibili sul mercato in soluzioni all-in-one equipaggiate di un sensore che monitora il glucosio, un microinfusore che dispensa l’insulina e un algoritmo che ne calcola la dose corretta.
Nonostante ciò, sono sempre più frequenti gli approcci fai-da-te, specialmente tra i pazienti esperti di tecnologia, che una volta appreso il funzionamento degli AID, stanno iniziando a crearsi il proprio sistema customizzato. Fenomeno in crescita e che quindi necessita di essere di essere regolamentato per la salute e la sicurezza dei pazienti.
Se ne sta parlando in questi giorni a Milano al congresso “Automazione della terapia insulinica: verso un futuro di interoperabilità” con l’obiettivo di informare sulla tecnologia a supporto dei pazienti con diabete di tipo 1 e sui nuovi trend.
Il congresso è promosso dal Gruppo intersocietario AMD-SID-SIEDP “Tecnologia e diabete” e patrocinato dalle stesse società scientifiche, con il supporto di AboutEvents e il grant incondizionato di Ypsomed Italia.
I diabetologi devono essere aggiornati sui nuovi progressi della digitalizzazione applicata alla terapia del diabete di tipo 1, così come devono essere consapevoli che a fianco ai dispositivi registrati si sta creando una community sempre crescente di pazienti che puntano al cosiddetto “Do-It-Yourself” (DIY), soluzioni fai-da-te non supportate da studi clinici nè approvate dagli organi regolatori. “L’impiego di metodiche non autorizzate, e di cui non si conoscono gli effettivi risvolti clinici a breve e a lungo termine, rende complessa la responsabilità giuridica dei caregivers ma anche del diabetologo di riferimento, soprattutto per i pazienti pediatrici”, interviene Letizia Tomaselli, Coordinatore del Gruppo intersocietario AMD-SID-SIEDP “Tecnologia e diabete” e Responsabile scientifico del convegno. “Apprezziamo i risultati ottenuti fin qui dall’industria nell’ambito degli opportuni iter regolatori. Al contempo guardiamo con grande interesse all’approccio DIY e ci stiamo impegnando affinché questi sistemi divengano controllabili in modo rigoroso, a tutela della sicurezza dei pazienti. Con l’iniziativa ‘Open-Protocol’ stiamo stringendo partnership con produttori di sensori e pompe insuliniche, tra cui l’azienda svizzera Ypsomed e l’organizzazione americana Tidepool, affinché progettino device in grado di comunicare tra loro tramite protocolli di trasmissione aperti e condivisi, consentendo così di mettere a punto sistemi ADI ‘interoperabili’, il tutto alla luce di percorsi di approvazione stabiliti”, spiega Sanjoy Dutta, Vice Presidente di JDRF, organizzazione americana a sostegno della ricerca sul diabete di tipo 1.
Occorrerà quindi impegno anche da parte delle società scientifiche diabetologiche affinchè i DIY vengano gestiti adeguatamente per la sicurezza del paziente. Le società scientifiche si occuperanno di informare i diabetologi italiani e la collettività delle persone con diabete, realizzare un monitoraggio del fenomeno nel nostro Paese, studiare e analizzare i report dei pazienti che usano sistemi DIY, condurre studi che valutino sicurezza ed efficacia (in termini di emoglobina glicata, tempo trascorso in target, ipoglicemie ma anche qualità della vita) di questi device e istituire un dialogo con gli Enti regolatori” conclude la Tomaselli.
Redazione
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