L’alfabeto Braille, in Italia, aiuta 360 mila ciechi e 1,5 milioni di ipovedenti
L’alfabeto Braille rappresenta un’opportunità di comprensione e comunicazione importantissima per le persone non vedenti, e per gli ipovedenti. Oggi, 4 gennaio, è la Giornata Mondiale dedicata a questo metodo di lettura, le cui origini risalgono al 1800, e che consente a tantissime persone affette da cecità totale o parziale di poter studiare e avere una vita di relazione.
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L’alfabeto Braille, come funziona
Questo codice di scrittura e lettura è stato ideato nei primi dell’800 e, nel tempo, ha visto evolversi la sua applicazione. Il metodo prevede l’utilizzo di una tavoletta apposita, e di simboli univoci, diffusi a livello mondiale.
Prende il nome dal suo inventore, il non vedente francese Louis Braille, cieco dall’età di 3 anni in seguito ad un’infezione, che a 10 anni vinse una borsa di studio all’Istituto per giovani ciechi di Parigi, uno dei primi centri dedicati a persone non vedenti. Nella scuola, oltre a venire formati su diversi mestieri, gli allievi imparavano a leggere attraverso il metodo del riconoscimento con il tatto dei caratteri della stampa in nero.

Il codice è basato su simboli definiti ed universalmente riconosciuti, che indicano lettere dell’alfabeto, la punteggiatura, i numeri, i segni matematici e anche le note musicali. Il codice alfabetico alla base è composto da 6 punti disposti all’interno di un rettangolo ideale, in uno spazio che corrisponde a quello del polpastrello del dito indice. La combinazione dei punti è possibile in 64 modi differenti.
Il codice deve essere tracciato sulla faccia opposta della pagina, invertendo non solo la disposizione dei caratteri, da destra verso sinistra, ma anche la forma. Tutte le lettere sono scritte con la combinazione di 6 punti per cella. I punti sono disposti su due righe verticali di tre, e ogni lettera viene rappresentata da un solo punto o da diversi.
Ad esempio, le prime dieci lettere dell’alfabeto dalla A alla J sono composte esclusivamente da una combinazione dei quattro punti più in alto. Alle dieci lettere successive viene aggiunto, invece, il punto in basso a sinistra. Si procede con questo schema fino alla lettera T.

L’importanza del Braille
In Italia ci sono circa 360.000 persone cieche e oltre 1,5 milioni di ipovedenti. Di questi ultimi, oltre il 60% ha un’età superiore a 50 anni. Circa il 2,2% della popolazione soffre di patologie legate alla vista, e lo 0,3% sono affette da cecità totale. Entro il 2030 si prevede un aumento di non vedenti di circa il 25%, a causa dell’invecchiamento della popolazione.
Numeri importanti, che evidenziano quanto siano fondamentali gli strumenti di comunicazione per le persone affette da queste patologie. In particolare, questo metodo permette di comunicare a chi si trova in una condizione di disabilità visiva. Sono disponibili tantissimi testi, dalla letteratura, alle materie scientifiche, a quelle umanistiche, ai testi per le scuole.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità quantifica in 285 milioni la popolazione con problemi visivi. Circa 39 milioni sono cieche, le restanti ipovedenti. Da questi numeri è chiaro quanto sia importante poter contare su un sistema di lettura e scrittura condiviso a livello internazionale.
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