
«Si chiama awake surgery, appunto chirurgia da svegli. È una tecnica molto particolare – spiega Alemanno al Corriere della Sera – che si fa in pochissimi centri in Italia e ha come obiettivo quello di garantire al paziente la migliore qualità di vita possibile dopo un’inevitabile intervento chirurgico».

Come funziona la awake surgery nel dettaglio?
«La awake surgery, la chirurgia da svegli, viene utilizzata in casi particolari, soprattutto in pazienti giovani , fra i 30 e i 50 anni, con due tipi di malattia: i gliomi cosiddetti a basso grado e i cavernomi», precisa Alemanno al Corriere della Sera «I gliomi sono tumori del cervello non particolarmente aggressivi, ma che possono, con la loro presenza in certe aree, compromettere alcune importanti attività cerebrali come la memoria, la parola e l’attenzione. Stesso discorso per i cavernomi (un accumulo di vasi sanguigni anomali, ndr). Parliamo, comunque, di malattie piuttosto rare».

«Io sono la prima – continua Alemanno – a vedere il paziente candidato all’intervento e lo sottopongo a test per capire quali sono le sue capacità cognitive, da verificare poi in sala operatoria».
«Prima di mettere in azione il bisturi – racconta Alemanno – il chirurgo simula, con stimolazioni elettriche, l’intervento zona per zona. Se per esempio siamo nell’area della memoria, ripropongo al paziente, che è sedato, ma non addormentato, la fotografia della moglie. Se la riconosce, significa che il bisturi non danneggerà questa funzione e il chirurgo può procedere. L’obiettivo non è solo la sopravvivenza del paziente, ma quello di salvaguardare il più possibile le funzioni cognitive e assicurare la migliore qualità di vita possibile».

Durante queste lunghe operazioni, la dottoressa Alemanno segue il paziente passo per passo, tenendogli la mano per rassicurarlo ed evitare attacchi di panico. La awake surgery permette non solo di risparmiare sulla rianimazione del paziente (in genere molto costosa) ma consente anche di lasciare dei posti letti liberi per i pazienti malati di Covid.
Proprio quest’ultimi, si trovano spesso a dover subire dei trattamenti molto invasivi come l’intubazione da svegli o, nella solitudine, veder morire le persone attorno ai loro letti. Anche per questi pazienti dunque, è riservata un’attenzione in più da parte della dottoressa Alemanno, la quale si occupa anche di persone affette da Parkinson, di Alzheimer o di altri tipi di demenza.Uno sguardo al futuro
Anche Federica, come molti altri, sta spingendo per rafforzare in maniera concreta le tecniche di tele-riabilitazione, delle tecnologie già in uso per i pazienti domiciliati all’estero ma che deve essere garantita come standard anche qui in Italia, soprattutto durante questo periodo d’emergenza sanitaria.Alex Zanardi ai microfoni di Radio Wellness, l’intervista esclusiva a seguito del Festival della Cultura Paralimpica di PadovaRedazione Fonte: Il Corriere della Sera Fonte Immagini: pagina Facebook Alex Zanardi, sito Università San Raffaele, Pexels ©2021 Radio Wellness®