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Screening a rischio: previsti aumenti del 12% delle patologie dell’apparato digerente

Noi di Radio Wellness lo diciamo da mesi: la pandemia ha rallentato, se non bloccato, buona parte dell’attività di screening nei nostri ospedali e questo per molte patologie. Anche l’Associazione italiana gastroenterologi lancia l’allarme: il ritardo nei controlli dell’apparato digerente potrebbe portare ad un aumento delle malattie del 12%. Ascolta l’intervista a Fabio Monica, presidente di Aigo, Associazione Italiana Gastroenterologi e Endoscopisti Digestivi Ospedalieri
Meno controlli dell’apparato digerente
I dati più recenti dell’Aigo, Associazione Italiana Gastroenterologi e Endoscopisti Digestivi Ospedalieri, sono allarmanti: a causa della pressione che il lockdown sta portando sul Sistema Sanitario Nazionale e della precedenza che viene data negli ospedali alla cura dei pazienti Covid-19, sono in forte calo gli screening oncologici (585.287 esami in meno), con un ritardo medio di 3 mesi nella diagnosi di un eventuale tumore. In pratica, per il ritardo nei controlli o il rallentamento degli accessi ambulatoriali potremo conteggiare a breve ben 645 tumori non diagnosticati e 3.890 polipi non asportati, con un aumento della mortalità da cancro colorettale del 12% a 5 anni. “Gli over 50enni vengono sottoposti a screening periodici – ci ha detto il dott. Monica – che però in questi mesi di pandemia si sono ridotti del 50%  con oltre 600 mila inviti in meno ad eseguire i controlli. Le conseguenze di questa diminuzione possono essere molto pesanti”. Il cittadino, con una corretta informazione e adeguati stili di vita, potrebbe prevenire e intervenire tempestivamente tutelando la propria salute con alcuni comportamenti virtuosi e prestando attenzione ad alcuni “campanelli di allarme”, richiedendo tempestivamente esami diagnostici mirati, avviando prima possibile sia indagini che terapie.  
mal di pancia
Importanza degli screening
Patologie dell’apparato digerente
“In Italia ogni anno muoiono circa 20.000 persone per tumore del colon-retto – spiega l’esperto. Lo screening riduce la mortalità in un soggetto su 5, in regioni dove l’adesione è elevata si ha una riduzione fino al 30% della mortalità quindi si capisce la portata di questo semplice esame che è gratuito e si può eseguire tranquillamente a casa propria”. Le patologie severe o croniche dell’apparato digerente (stomaco, fegato, pancreas, colon retto) richiedono infatti un approccio specialistico intensivo. Il rallentamento dell’attività ambulatoriale ed endoscopica, la riconversione dei reparti di gastroenterologia e un’ulteriore limitazione dell’attività di screening oncologici legata al boom di contagi da coronavirus rallentano l’attività assistenziale della gastroenterologia italiana, con un allungamento dei tempi, incompatibili con l’obiettivo di diagnosi precoce.
La prevenzione delle malattie dell’apparato digerente 
Se una persona sa di essere a rischio elevato, perché ha avuto parenti con questo tumore in uno o l’altro dei rami familiari, è opportuno che segua una dieta con pochi grassi, poca carne e ricca di fibre, vegetali e frutta.  La ricerca del sangue occulto nelle feci è in grado di identificare il 25% circa dei tumori  del colon-retto e pertanto è raccomandata nell’ambito dello screening per tutti gli individui tra i 50 e i 75 anni di età, con cadenza biennale. In caso di positività dell’esame è indicata la colonscopia. In caso di familiarità per neoplasia del colon retto la colonscopia è indicata a partire dai 45 anni. L’esame, se negativo, va ripetuto ogni cinque anni. La ricerca del sangue occulto nelle feci, in questi casi, viene effettuata annualmente. In caso di sindromi genetiche ereditarie bisogna invece seguire protocolli specifici a partire dalla giovane età. Un’altra strategia efficace, adottata come screening in alcune regioni d’ Italia, combina la ricerca del sangue occulto nelle feci ogni due anni con una rettosigmoidoscopia, esame più semplice della colonscopia da farsi una sola volta nella vita, tra i 58 e i 60 anni.
Alimentazione e malattie dell’apparato digerente 
Tra i fattori di rischio legati allo stile di vita, la dieta rappresenta uno dei più studiati. Una dieta ad alto contenuto di grassi animali e proteine sembra favorire la trasformazione maligna di eventuali polipi del colon preesistenti. Questo non sembra avvenire con i grassi vegetali, insaturi. “E’ bene assumere regolarmente frutta e verdura e bere molto, spiega il dott. Monica. E poi ridurre le proteine animali e in particolare il consumo di carni lavorate. E ancora: praticare una moderata e costante attività fisica e infine non abusare di alcol. Abbiamo notato iniziali segnali anche per questo eccesso durante questo ultimo periodo: in lockdown si è registrato un aumento del consumo di bevande alcoliche, con conseguenze pesanti sulla salute”. Le fibre alimentari, in particolare quelle che non vengono digerite come la crusca, sembrano avere un effetto protettivo. Si è osservato che le popolazioni vegetariane hanno un’incidenza di carcinoma del colon-retto ridotta del 30%. Difficilmente la dieta è l’unica causa di un tumore del colon, ma può contribuire allo sviluppo della patologia insieme ad altri fattori di rischio. I segnali “Dobbiamo prestare attenzione ad alcuni segnali che il nostro apparato digerente ci invia. Modificazioni importanti delle nostre abitudini corporali non deve essere trascurata, così come l’improvvisa perdita di appetito o di peso, conclude il dott. Monica. Parlatene subito con il vostro medico di famiglia per avere tutte le indicazioni del caso”. Leggi il nostro articolo sull’importanza della diagnosi precoce anche per le malattie del sistema scheletrico
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Dorotea Rosso Fonte immagini: Pixabay e Pexels ©2020 Radio Wellness®