L’alopecia è una malattia molta diffusa soprattutto tra gli europei, con un’incidenza del 50% tra gli uomini e il 30% tra le donne. Fondamentale la diagnosi precoce per arrivare a terapie mirate ed efficaci. Dai farmaci biologici arrivano risultati (prudentemente) incoraggianti. Lo specialista che cura l’alopecia? Il dermatologo.
“Ho un buco nella capigliatura”. Spesso, anche impropriamente, sentiamo pronunciare questa frase da coloro che più o meno improvvisamente affrontano una caduta dei capelli in chiazze. Oggi di alopecia, comunemente chiamata “perdita dei capelli”, se ne parla di più anche nei media anche perché ne soffrono e ne hanno sofferto personaggi famosi.
L’alopecia spaventa uomini e donne e siamo portati a pensare che la “perdita al femminile” dei capelli comporti, rispetto all’uomo, maggiori ripercussioni psicologiche in quanto legate alla percezione della propria immagine. Ma sarà veramente così?
Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Alessandra Trento, specialista in dermatologia, medicina estetica, membro di ADOI – Associazione Dermatologi Italiani
« L’alopecia è la perdita di capelli ma anche di peli: ciglia, sopracciglia, la barba nei maschi, i peli nella sede pubica e degli arti ma anche del tronco che può essere più o meno diffusa. Ci sono diverse tipologie di alopecia e i capelli si possono perdere in modi diversi: perdita diffusa, caduta in chiazze, con disquamazione, prurito, o solo a livello dell’attaccatura sede fronto-parietale.
L’ alopecia viene diagnosticata e curata dallo specialista, nel caso specifico il dermatologo poiché stiamo parlando di una malattia. Quando in un ambulatorio dermatologico entra una persona con alopecia le domande da porle sono: da quanto tempo ha questo problema? Cosa è stato fatto nel frattempo? Cosa è successo?»

Le cause
« La perdita dei capelli più diffusa è il telogen effluvium, una caduta superiore alla norma e generalizzata, fenomeno temporaneo spesso seguito dalla ricrescita spontanea dei capelli caduti, cioè non provoca un diradamento definitivo della capigliatura. Tale fenomeno può essere legato alla stagionalità ma ci sono altri fattori quali: la perdita di peso improvvisa con diete incontrollate, una perdita eccessiva di sangue per un’emorragia, un parto, un abbassamento del ferro, della ferritina, una malnutrizione, forti stress emotivi avuti in precedenza. L’elemento scatenate del telogen effluvium ad esempio, può risalire a 3-6 mesi prima della caduta che può essere causata anche dall’assunzione di un solo antibiotico per l’estrazione dentaria o una febbre molto alta. Teniamo presente quello che è successo con il Covid che ha causato alopecie importanti fortunatamente risolte con il ripristino totale della massa di capelli precedente.»
La tempestività nella diagnosi, fare presto
«Per andare dritti e sicuri verso una terapia efficace deve esserci una diagnosi tempestiva e accurata. La tricoscopia che consiste nell’osservazione del cuoio capelluto e dei capelli, eseguita dal dermatologo attraverso il dermatoscopio, permette di avere informazioni preziose, fondamentali per capire il tipo di perdita e quindi diagnosi precise anche senza esami istologici o biopsie.»
La diagnosi
Alla diagnosi bisogna arrivare prima possibile, il paziente dovrebbe rivolgersi allo specialista già ai primissimi segnali. I primi esami del’iter diagnostico sono: emocromo per conoscere i valori dell’emoglobina, ferritina, vitamina B12, zinco, rame, folati ed un approfondimento per accertare la funzionalità della tiroide, organo fondamentale, “direttore d’orchestra” di tutto il metabolismo del nostro organismo. Inoltre è utile verificare se è presente un’eventuale perdita di elementi attraverso l’intestino, può esserci una celiachia.»
Il ruolo dei farmaci biologici
«Terapie ne abbiamo a disposizione, bisogna essere tempestivi, la tecnologia ci aiuta – come già ho spiegato – ad arrivare a terapie mirate. Per trattare l’alopecia areata in chiazze o universale, ovvero la perdita di tutti i peli del corpo, negli ultimi anni in alcuni centri di riferimento si stanno provando dei farmaci immunomodulatori biologici utilizzati per altre patologie con risultati prudentemente incoraggianti.»
Alopecia: guarigione o gestione della malattia. Le terapie
«Di fronte ad un’alopecia areata, caratterizzata dalla caduta dei capelli in chiazze e altre di malattie autoimmuni quali ad esempio, il Lichen Planopilaris, il Lupus che può colpire il cuoio cappelluto, la visita, diagnosi e cure devono essere tempestive per evitare alopecie cicatriziali, ovvero la perdita definitiva dei follicoli piliferi, danno irreversibile delle cellule staminali che costituiscono il bulbo, senza più ritorno. Se si tratta di una patologia acuta o autoimmune per bloccare la perdita lo specialista laddove necessita somministra il cortisone con una posologia adatta al caso clinico che si presenta.»
Inoltre vengono utilizzati: i raggi infrarossi, il plasma ricco di piastrine (PRP), tecnica attraverso che prevede un prelievo venoso autologo al paziente, il sangue viene poi centrifugato, prelevate le piastrine e nella fase finale il “concentrato” viene inietatto nel punto indicato del cappelluto. Sono opzioni ad hoc, in base all’estensione e alle patologie del paziente. Naturalmente non sono le uniche opzioni terapeutiche »
Esiste una alopecia maschile e femminile?
«No. Un’alopecia androgenetica (calvizie) è la tipologia di perdita di capelli più diffusa: interessa infatti circa il 70% degli uomini e oltre il 40% delle donne, nel maschio si manifesta nella parte fronto-parietale, nella donna può essere meno visibile, nella fase della menopausa e con la conseguente riduzione degli estrogeni, comincia a perdere i capelli come i maschi, ad andare incontro ad una alopecia androgenetica. Inoltre non faccio distinzioni nemmeno dal punto di vista psicologico, una caduta di capelli nelle sue varie forme ed entità può essere problematica tanto per la donna quanto per l’uomo.»
C’è un’età per l’alopecia?
«No, mi capita di curare la ragazza di 18 anni, quella di 30, la signora dai 70 anni in sù. Tra i tanti fattori, uno che incide in modo significativo è la dieta e quindi un’alimentazione ricca di carboidrati influisce molto sul metabolismo ormonale che può portare in un soggetto già predisposto, ad una perdita androgenetica di tipo maschile. Incontro nel mio ambulatorio persone molto giovani con alopecia androgenetica».
Si può fare prevenzione?
«La prevenzione passa anche dalla tavola, certo esistono la predisposizione, la familiarità, la genetica anche in questo caso non ci dobbiamo rassegnare, oggi abbiamo a disposizione molecole importanti per mantenere il proprio capello ben saldo nel nostro cuoio capelluto!»
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