
10 febbraio: Giornata Internazionale dell’Epilessia, annoverata dall’OMS tra le malattie sociali
Il 10 febbraio è la Giornata Internazionale dell’Epilessia, patologia neurologica annoverata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità tra le malattie sociali.
L’epilessia è una patologia neurologica caratterizzata da improvvise manifestazioni caratterizzate da perdita di coscienza e forti convulsioni dette anche crisi epilettiche. Si può manifestare in tutte le età, ma la maggiore incidenza interessa i primi anni di vita e l’età avanzata.
Nei primi anni di vita si parla di cause genetico-metaboliche, ma anche rischi connessi a eventuale sofferenza perinatale, mentre in età avanzata è connessa alla maggiore incidenza di malattie vascolari e neurodegenerative.
L’aspetto più negativo legato all’epilessia riguarda proprio l’imprevedibilità delle crisi che possono manifestarsi in qualsiasi momento e possono provocare perdita di coscienza con conseguenti cadute traumatiche e lesioni anche gravi. Una condizione con forti ripercussioni anche a livello psicologico e sociale con pesanti limitazioni nella vita di tutti i giorni.
La ricerca negli ultimi anni si è dimostrata fondamentale nella comprensione dei meccanismi molecolari che generano le crisi epilettiche e nella produzione di farmaci antiepilettici efficaci e maggiormente tollerabili come dichiara il Prof. Giancarlo Di Gennaro Direttore UO Centro per la Chirurgia dell’Epilessia IRCCS NEUROMED, Pozzilli (IS) e Coordinatore Gruppo di Studio Epilessia SIN.
Nei casi di epilessia farmacoresistente a seguito di un accurato studio è inoltre presente la possibilità di trattamenti chirurgici finalizzati all’asportazione della zona della corteccia cerebrale responsabile delle crisi. Nei casi di pazienti che non possano essere operati esiste poi la neuromodulazione, che tramite l’impianto chirurgico di dispositivi che erogano al cervello degli impulsi elettrici, è in grado di ridurre le crisi in termini di frequenza e gravità.
Nonostante i grandi passi in avanti della ricerca, anche se ancora molto si può fare, è necessario rafforzare le politiche socio sanitarie a favore dei pazienti affinchè possano essere garantiti, un maggiore accesso alle cure e un elevato standard qualitativo in merito a diagnosi e terapia.
Di fondamentale importanza anche l’informazione attraverso azioni su larga scala che interessino soprattutto scuole primarie e secondarie con l’obiettivo di abbattere pregiudizi e discriminazioni rispetto ad un malattia considerata “sociale” dall’OMS in riferimento ai numerosi casi che si contano nel mondo, circa 50 milioni.
Redazione
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